#Vinitaly2023 : non solo degustazioni ma spunti interessanti dai viticoltori alla 55.edizione

  6 Aprile, 2023

Occasione di rilancio del vino italiano e di contatto con buyer dal Nordamerica all’estremo oriente

Un salone del vino sempre più specializzato per un pubblico e operatori attenti alla qualità

Il Vigneto FVG e della #Rivierafriulana rappresentato da operatori esperti nello sviluppo aziendale

È ritornato ai livelli pre-pandemia registrando un incremento dei buyer stranieri del 20 per cento la cinquantacinquesima edizione del Vinitaly, la principale rassegna del vino dell’Europa mediterranea, che nelle quattro giornate di apertura ha attirato alla fiera di Verona 93 mila visitatori, quasi 30 mila dei quali stranieri, provenienti principalmente dagli Stati Uniti, dalla Germania, dal Regno Unito, dalla Cina e dal Canada. Un salone del vino della ripartenza che ha soddisfatto anche i viticoltori della Riviera friulana e del Vigneto Friuli. Come hanno commentato, se i padiglioni, anche la domenica, erano meno affollati rispetto agli anni fino al 2019, ciò ha consentito agli operatori di lavorare meglio, di dedicare maggiore attenzione a ospiti e degustatori ottenendo adeguati riconoscimenti e un ritorno nell’allargamento della rete di contatti. È infatti cresciuto il livello dei frequentatori della manifestazione, ora per gran parte molto preparati e consapevoli. Una selezione che è stata operata portando il corso del biglietto giornaliero a 120 euro. un nuovo corso che sembra assecondare la linea di ferma tutela adottata dal Ministero dell’Agricoltura e dal Governo rispetto ai nuovi attacchi al mondo del vino, rappresentati nel caso dall’imposizione europea delle etichette dissuasive al consumo del vino, anche se moderato e consapevole. Nel contempo, è stata colta l’occasione per alzare un muro a tutela delle tipicità e specificità del mondo rurale, specificamente del cibo, dei prodotti auitoctoni, autentiche testimonianze del caleidoscopio di una cultura del territorio formata da centinaia di specificità locali che sono la ricchezza della Penisola come di tutte le aree vocate: per il Friuli Venezia Giulia il vigneto regionale come la Riviera friulana. A rafforzare il blocco dei cibi sintetici e la difesa del vino, alla Fiera di Verona sono convenuti quasi tutti i titolari dei dicasteri del Governo, Premier Meloni compresa. Mentre la rappresentanza istituzionale del Friuli Venezia Giulia è mancata per la concomitanza con le elezioni regionali e comunali. Ma il Vigneto FVG non ha mancato ugualmente di essere in prima fila, soprattutto negli stand collettivi o personalizzati con i vini da vitigni autoctoni, ma anche con uvaggi nei quali una o più varietà autoctone vanno ad arricchire prodotti Doc già consolidati. Attenzione hanno suscitato anche i ‘semplici’ vini da vitigni autoctoni, anche semisconosciuti ai più. È il caso del friulanissimo Tazzelenghe, propostoci da Alberto D’attimis Maniago, dell’omonima azienda di Buttrio (Ud)come una delle chiavi identitarie del vigneto regionale. Assieme ad altre otto aziende ne segue da tempo la valorizzazione. Così ci offre una ghiotta esemplificazione: rigorosamente scaraffate le annate 2016 e 2006, decisamente interessanti perché il tempo ha smorzato la parte decisamente tannica di questo vino, come ricorda il nome, stimolando sapori e profumi didattici per un buon rosso da monovitigno. Nello stand collettivo, che sarà proposto, com’era avvenuto prima della pandemia, nei grandi saloni del vino in Europa, il saluto di avvio della serie di degustazioni ce lo propone la sommelier e Donna del vino Patrizia Pittia, mia compagna di scuola: il vino da assaggiare è singolare e gradevole: Merlot vinificato in bianco dell’Azienda Foffani di Clauiano(Trivignano Udinese-Udine), che poi ci viene spiegato dal titolare Giovanni. Uno stand personalizzato è quello dei Feudi di Romans, dove Nicola Lorenzon ci conferma come Vinitaly rappresenti nuovamente un’occasione importante per i viticoltori, e mentre come ci hanno indicato anche altri viticoltori la presenza degli operatori al Prowein di Dusseldorf è calata sensibilmente, è invece in crescendo l’interesse per il salone del vino di Parigi. È certo comunque che degustatori e distributori preferiscono scegliere in ogni salone i vini realizzati nel territorio nel quale sono proposti. Così se frequentano il Salone di Parigi per trovare, degustare, acquistare i vini francesi, quello di Dusseldorf per i vini tedeschi, al Vinitaly, che alcuni vorrebbero fosse ribattezzato VinItalia, acquirenti e appassionati vengono per i vini italiani, e numerosi sono per quelli che convergono negli stand del FVG. Anche per le occasioni ghiotte, come la Ribolla Gialla lasciata macerare sulle bucce in anfore di ceramica prodotta da I Feudi di Romans di Pieris (San Canzian d’Isonzo-Go). Lorenzon, come altri produttori, anche il nostro prossimo ospite, evidenziano che non c’è ancora stato un vero recupero della redditività aziendale rispetto al periodo pre-COVID19: proprio alla ripartenza è arrivata la crisi energetica che ha fatto levitare i costi dei trasporti e altre spese vive delle aziende, riducendo i margini di guadagno. A pochi metri ecco lo stand di Isola Augusta, di Palazzolo dello Stella (Ud) di Massimo Bassani, che proponendoci un Pinot nero morbido e suadente, alla luce delle decennali presenze dell’azienda a Verona, che come ci conferma è al Vinitaly già nella prima edizione, è evidente che il lavoro di promozione del vino in fiera deve essere sviluppato nei mesi precedenti, attraverso i contatti e le presenze anche all’estero, che nel suo caso sono curate dal figlio Jacopo. Non è infatti realistico pensare che tra le oltre 4 mila aziende presenti sui 95 mila metri quadrati di esposizione i visitatori presenti per scegliere i vini da servire nella propria attività o far degustare a una clientela selezionata possano venire attratti da una etichetta piuttosto che da un’altra. A conferma di questa considerazione il fatto che i vini dei Bassani ottengono buoni risultati all’estero, anche nei ‘luoghi sacri’ della viticoltura specializzata, ma anche al Merano Wine festival. A questo proposito ci è però stata segnalata da Alberto D’Attimis Maniago una criticità che penalizza le aziende più piccole rispetto a quelle di maggiori dimensioni: le realtà più importanti spesso snobbano la Fiera per gli eventi degustativi o le presentazioni e approfittando dell’elevati numero di presenze di buyer e venditoriin questi giorni a Verona li invitano in sedi esterne, distogliendoli così dalla rassegna pur sfruttandone l’attrattività, e impedendo loro, di fatto, di dedicarsi alle altre presenze in fiera.

(1.segue)

Carlo Morandini