Un oceano di …plastica

  30 Ottobre, 2020

La plastica, da veicolo del progresso e dello sviluppo, come tutte le cose che vengono realizzate al di fuori degli equilibri della natura, con l’incremento della popolazione e delle sue esigenze, e in conseguenza della sua duttilità e possibilità di utilizzo e applicazione in tutti i settori e campi della vita dell’uomo, è divenuta un problema. Non tanto per il semplice accumulo del prodotto. Quanto, per l’a volte colposo, altre doloso, quindi colpevole abbandono nei luoghi e nei siti più impensati. Chi l’avrebbe mai detto che il mare, perfino gli oceani, custodiscono una quantità spropositata di materie plastiche che si deposita sul fondo e nessuno potrà mai rimuovere. Stiamo plastificando i fondali marini, senza essercene resi conto. Scoprendolo soltanto grazie agli esiti del lavoro di ricercatori e studiosi. Per questo è nata una fondazione, che è partita dalla Costa Smeralda, e ha ormai interessato tanti testimonial e uomini del mare, che è la ‘One ocean fooundation, fondata dalla figlia dell’Aga Kan. Tra i testimonial di eccellenza, Mauro Pelaschier, secondo, dopo Cino Ricci, ad avere ricevuto la tessera onoraria della Federzione italiana vela. OOF ha ideato la Charta degli Oceani. Che viene siglata da quanti si impegnano per la salvaguardia e la valorizzazione dei nostri mari. Ma tutti noi possiamo contribuire affinchè questo fenomeno si riduca. Si sono sentite proposte per l’introduzione della Plast tax, la tassa sulla plastica. Che andrebbe a carico di chi produce oggetti di plastica ma anche dei consumatori che acquistano, per esempio in contenitori di plastica. E di plastica sono anche le bottiglie di acqua minerale. Una soluzione dai risvolti mediatici, che soluzione proprio non sarebbe. Perché aggravierebbe i costi per il mondo delle imprese e per i consumatori. Sembrerebbe quasi una gabella magari introdotta tra altri provvedimento per essere meno visibile e pensata per fare cassa. La soluzione vera, sarebbe quella di promuovere l’educazione dei consumatori e dei cittadini verso la riduzione dell’impiego delle materie plastiche. Ma anche verso una gestione consapevole dei rifiuti domestici. Vi sono infatti aziende che, ricevendo rifiuti separati per specie, vetro, plastica, indifferenziata, organico, secco ecc., sono in grado di trasformare la plastica, rendendola riutilizzabile senza emissioni nocive e forme di inquinamento diverse, ma non meno dannose, della dispersione casuale della plastica nell’ambiente. Iniziando dal mondo della scuola, l’insegnare ai ragazzi a non disfarsi delle bottigliette o di altri contenitori abbandonandoli dove capita, potrebbe rappresentare un salto di qualità verso una società più consapevole e sostenibile. Nella quale diverrebbe la cosa più naturale pensare di reimpiegare i materiali dei quali disponiamo invece di tentare di disfarsene con l’abbandono incontrollato, per distrazione, con metodi che non eliminano le sostanze delle quali sono composte, ma semmai le trasformano, a volte in altre più nocive.    
Guido Dorigo