Un giorno tra le occasioni del gusto di una Penisola che fa

  22 Dicembre, 2019

del territorio la sua ricchezza

A F.I.C.O. per carpire i segreti di un percorso che si colloca tra la curiosità e la formazione

Intrattenimento e sapori – proposte e certezze – golosità e sfide nella capitale della cucina ‘grassa’

Un giorno a F.I.C.O. a Bologna assieme alla stampa specializzata dell’UNARGA, gruppo di specializzazione della FNSI che raggruppa le Associazioni regionali, le ARGA, come quella del FVG che presiedo, per fare un giro d’Italia del gusto barattando oltre 3 mila km di strade con circa 15 mila passi.

Nel mese di dicembre è possibile anche di sabato pomeriggio, perché il pubblico è impegnato in città e nei centri commerciali a compiere gli acquisti per gli addobbi e il vestiario, i regali. Al cibo, ci penserà ovviamente negli ultimi giorni.

Questo, fino a sera, perché l’abitudine, a volte una moda, degli aperitivi è arrivata anche qui. Non solo, ma non mancano gli intrattenimenti per i giovani, con la musica rock e melodica nell’arena interna centrale, e per i più piccini, con giochi e animazioni.

Oppure, dopo il tramonto, il grande parco luminoso con le lanterne cinesi, all’interno del quale sognare caleidoscopi orientali che per un po’ di tempo ci distolgono dalla routine della giornata.

Terminati i lavori del Consiglio nazionale UNARGA, presieduto da Roberto Zalambani, segretario generale il friulano Gian Paolo Girelli, nel corso del quale le Associazioni locali illustrano la propria attività e i programmi nelle rispettive realtà regionali, e vengono affrontati i problemi della specializzazione, della formazione continua e della categoria, si passa agli assaggi guidati.

Dal Parmigiano Reggiano, con la forma aperta sul posto, fragrante e profumata, e a scaglie sapientemente scalfite dal mastro casaro.

Alla Mortadella, immancabile intermezzo in un’Emilia da non perdere della Bologna ‘la Dotta’, ma anche la ‘Grassa’, al Lambrusco di Sorbara.

Adatto per sgrassare lievemente un insaccato che fa le bizze tra cardamomo e pistacchi.

Al gelato artigianale realizzato sul posto nel laboratorio a vista allestito in forma permanente da Carpigiani, artigiani-industriali leader nella produzione di macchine per il gelato, a base di ricotta o di pistacchio.

Per farcire il morbido panettone della Pasticceria Palazzolo.

Assieme al caffè, la chicca dei confetti, che nella tradizione italiana sono oramai l’occasione per festeggiare, valorizzare, esaltare una ricorrenza, un evento, un’occasione. Tutte riconoscibili per un codice ormai condiviso e universale dei colori.

Del numero di confetti per confezione. Fino ad arrivare ai bouquet floreali e golosi. Con colori sgargianti e attrattivi.

Ma l’arte dei confetti fa parte dell’artigianato, l’arte dei mestieri. E per fare un prodotto genuino e fidelizzante, ci vogliono ricette che si tramanda no da generazioni. Cinque, come nel caso dei confetti di Sulmona.

Realizzati in mantecatrici che servono a amalgamare lo zucchero attorno alle mandorle di Avola. Con un soffio caldo e gentile che viene iniettato all’interno di una sorta di betoniera rumorosissima per effetto del contenuto che scivola lungo le pareti e sbatte sul fondo.

Con un impasto di zucchero, esclusivamente zucchero senza additivi o succedanei, che fa parte delle ricette segrete. Come segreto è il tempo per fare un buon prodotto.

E a seguire il torrone sardo di Tonara.

Il tutto, completato da un tour tra le installazioni distribuite nei padiglioni. Da visitare a pagamento, modico, ma forse sufficientemente selettivo per assicurare un tour ragionato e partecipato.

Replicando esperienze di installazioni dell’EXPO 2015 di Milano, al quale forse F.I.C.O. un po’ si richiama, rappresentano un complemento didattico alla mini fattoria realizzata all’esterno con gli animali.

Che probabilmente i ragazzi di città non hanno ancora mai potuto vedere in campagna.

E poi, ci si può perdere tra gli stand che concentrano sapori e profumi di una parte delle Regioni italiane.

Ida Donati