Tra vigneti e agriturismo, Alle prese con le nuove norme e il calo

  15 Maggio, 2020

delle vendite

Dopo la chiusura forzata causa l’epidemia del coronavirus siamo finalmente alla timida ma molto attesa partenza anche dell’attività agrituristica. Il documento di Inail e Istituto superiore della Sanità, approvato dal comitato tecnico-scientifico che collabora con il Governo, raccomanda una rimodulazione degli spazi e della disposizione di tavoli e posti a sedere. Il distanziamento non dovrà essere inferiore a 2 metri, garantendo comunque tra i clienti durante il pasto, una distanza in grado di evitare la trasmissione di ‘droplets’,  inclusa anche la trasmissione indiretta tramite stoviglie, posaterie, ecc. I posti a sedere dovranno essere disposti in maniera da garantire un distanziamento fra i clienti adeguato, tenendo presente che non è possibile predeterminare l’appartenenza a nuclei in coabitazione.

Dovrà essere inoltre definito un limite massimo di capienza, prevedendo uno spazio che dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente. Il documento sottolinea anche l’importanza di un ricambio di aria naturale e consiglia, soprattutto in una prima fase, di favorire soluzioni che privilegino l’uso di spazi all’aperto rispetto ai locali chiusi. 

Malumori per le disposizioni troppo restrittive 

Disposizioni queste dell’Inail che hanno provocato non pochi malumori perché definite troppo restrittive, alcune anche quasi impossibili da attuare, tant’è che la Regione Friuli Venezia Giulia sta trattando col Governo centrale per trovare soluzioni meno penalizzanti.

In Friuli Venezia Giulia, come d’altronde nelle altre regioni, dopo una chiusura di oltre due mesi, con mancati introiti, le varie aziende si preparano a questa nuova situazione, che creerà comunque non pochi problemi soprattutto alle piccole aziende, con locali non molto ampi e a gestione perlopiù familiare. Un problema che si aggiunge ad altri poiché queste attività agrituristiche si appoggiano all’occupazione, spesso principale, di viticoltura e produzione di vino. 

Sui Colli orientali

Al “Ronc di Guglielmo” a Spessa di Cividale, nel cuore dei Colli Orientali del Friuli, un’azienda che offre ai suoi ospiti, oltre alle sue molteplici varietà di vini,  prodotti in circa 10 ettari di vigneti collinari, anche la possibilità di assaporare prodotti locali, con affrettati, e formaggi insuperabili. Il figlio del titolare Guglielmo Domenis, Paolo dopo la chiusura totale dal 10 marzo scorso, si prepara alla riapertura calcolando un certo dimezzamento dei posti nel locale. “Per fortuna abbiamo un porticato con tavoli all’aperto – spiega Paolo – quello almeno ci garantirà qualche possibilità maggiore. Anche nel nostro settore – continua Paolo Domenis – molte son state le promesse ma la realtà… e per quanto concerne il vino, abbiamo attivato la vendita a domicilio e andremo avanti così; ma con bar e ristoranti chiusi la richiesta naturalmente è fortemente calata”. “Poi la crisi inevitabile provocata dal coronavirus, con gente che ha perso il lavoro o ha guadagnato di meno, avrà le sue ripercussioni senz’altro anche sulla nostra attività, danno che si aggiunge a danno”. Per quanto riguarda la produzione vinicola, viste le premesse, l’azienda farà una valutazione, verso fine giugno,  per una eventuale rivisitazione nei filari con probabili diradamenti di grappoli, cosa che servirà a ridurre in parte la produzione vinicola, in compenso migliorando la qualità. Infatti una tra le incognite future che riguarda tutti i produttori è la sovrapproduzione e i suoi possibili effetti sui prezzi del vino.

 Ferma da un paio di mesi, come tutte le attività che prevedano spazi per il ristoro, un’altra azienda vinicola: la “Vigneti Negro”di Spessa di Cividale. “Fino adesso abbiamo continuato con vendita di vino a domicilio – ci dice la signora Renata – abbiamo servito per lo più la nostra clientela. Da Trieste alla Lombardia, ma abbiamo perso una buona parte di vendite a esercizi ma soprattutto alle attività di ristorazione, in quanto per ovvi motivi sono chiuse”. L’attività di ristorazione agrituristica, molto quotata, da non dimenticare le prelibate tagliatelle al sugo di germano e il frico, purtroppo ne risentirà in termini di offerta essendo i locali molto piccoli. “Da un pò abbiamo continuato con attività per asporto – continua la signora Renata – però adesso dovremo cercare di adeguare in qualche modo il poco spazio al coperto. Metteremo anche dei tavoli all’aperto perché altrimenti l’affluenza sarebbe veramente esigua, sempre sperando nel condizioni del tempo: una pioggia improvvisa non ci permetterà di garantire le prenotazioni che saranno comunque necessarie per i posto al coperto. Stiamo pensando anche ai doppi turni – aggiunge –  sempre sperando nella puntualità dei clienti perché solo così si dovrebbe riuscire a gestire una buona turnazione. Infine stiamo adeguando il bancone, nel lato cassa, con un separatore in plexiglass come d’altronde previsto dalla  normativa. E per il resto si vedrà”.

Prenotazioni obbligatorie 

 Sarà ovunque  necessaria la prenotazione da parte dei clienti, in modo da prevenire assembramenti di persone in attesa fuori dai locali. Eliminati i buffet, i menù saranno scritti su lavagne, o stampati su fogli monouso. Inoltre i clienti dovranno indossare la mascherina entrando e uscendo dai locali o per utilizzare il bagno. Altra incombenza per i gestori al termine di ogni servizio sarà l’igienizzazione di tavoli e saliere, oliere e acetiere.  Norme anche per chi lavora sia in cucina sia al servizio ai tavoli, dovranno indossare la mascherina chirurgica e guanti per tutte le attività possibili. Dovranno poi essere disponibili prodotti igienizzanti per clienti e personale anche in più punti in sala e, in particolare, per l’accesso ai servizi igienici che dovranno essere igienizzati frequentemente.

Gian Paolo Girelli