Piero Villotta: grande comunicatore e promotore degli aspetti più peculiari della sua terra

  29 Settembre, 2020

Per noi giornalisti era come un fratello più grande. Con l’aria bonaria cercava di mascherare l’affetto che provava per quelli di noi più appassionati della penna, del tratto gentile e letterario, con il quale trattare con garbo, ma sempre con efficacia, anche gli argomenti e i temi più caldi. Comunque, sempre attenti alla realtà dei fatti. Il nostro lavoro ci aveva fatto incontrare alla fine degli anni ’70. Pochi anni dopo avremmo vissuto assieme una settimana intensa di formazione giornalistica. Un ‘full immersion’, assieme all’amico Marco Buzziolo, nel giornalismo vero, quello che leggevamo spesso sui grandi quotidiani o ascoltavamo alla radio. A Urbino, per vivere una settimana tra l’attento, l’erudito, il professionale, l’esilarante. Era il 1983, e con Marco ci eravamo subito sintonizzati su un percorso formativo importante, verso l’esame per accedere alla professione. Ma anche per cercare di cogliere le occasioni e i tesori che la città umbra ci svelava giorno dopo giorno. Da allora a ieri, Piero non è mai cambiato. Ha sempre ritenuto importante saper stare lontano dalle polemiche, dai ‘si dice’, pur sempre a contatto con gli aspetti più sensibili della realtà nella quale ha lavorato e viveva. Tra le tante passioni che ci accomunavano, quella per il mare. Per la navigazione a vela verso le coste della Dalmazia. Poi, aveva scelto di navigare più comodamente a motore. Contemporaneamente, aveva deciso di dedicarsi a tessere e sviluppare rapporti con il mondo rurale, con la civiltà contadina. Che grazie ai grandi comunicatori che il Friuli enologico e non solo ha avuto e ha, a partire da Isi Benini, per proseguire con Piero, senza voler dimenticare nessuno, è cresciuta e si e sviluppata su un’onda dell’innovazione lanciata in grande stile dalle onde radio della Rai regionale, ma anche dal Messaggero Veneto, poi dal Gazzettino. Che all’poca dedicavano all’agricoltura e al gusto pagine specifiche. Per esempio, è stato presidente di ARGA FVG, dopo Benini e prima di me. Ed è stato lui a ‘nominarmi’ a margine di una serata per giornalisti al ristorante La Primula di San Quirino: ‘chi vuoi che faccia il presidente dell’ARGA? Devi farlo tu’… Mi disse con quel tratto sornione che gli consentiva di celare anche i momenti più difficili. Con lui, la trasmissione della Rai FVG ‘La vita nei campi’, ideata da Beninie lanciata da Claudio Cojutti ha avuto uno slancio ulteriore. Animata dallo stesso entusiasmo con il quale ha retto la Redazione di Udine della Rai. E con il quale, ha acquisito la guida del Ducato dei vini friulani in un momento difficile, per ridargli quel taglio tra il ludico, il culturale e il promozionale e il faceto, che l’idea geniale di Isi Benini aveva impresso al sodalizio. Non pago, si è proteso verso i corregionali all’estero alla guida dell’Ente Friuli nel mondo. Ruolo nel quale ha riallacciato il filo della comunicazione con le comunità dei friulani che ha potuto raggiungere e riavvicinare. Perché, oltre che un grande giornalista, è stato un animatore di tutte le realtà che ha attraversato. Dando la sensazione di non essere mai stanco di stancarsi, pur di fare qualche cosa di sempre nuovo e positivo. Tenendo i contatti e favorendo la coesione tra personaggi e realtà spesso diametralmente opposte. Facendoli ricongiungere con l’atteggiamento indelebile da grande signore, non solo della penna, ma da mediatore innato quale era. Grazie al sorriso indelebile, del quale voglio conservare il ricordo. Il ricordo di un amico e collega sempre disponibile a prescindere. Al quale ARGA FVG ha dedicato una delle undici edizioni del premio Carati d’autore, assieme all’Assoenologi e all’Unione Cuochi del FVG. E che all’unanimità aveva nominato Presidente onorario.

Carlo Morandini 

Udine, 28 settembre 2020.