Obiettivo zero rifiuti

  27 Luglio, 2021

Il tema dei rifiuti è un problema? Può non esserlo se analizziamo l’argomento nella sua interezza e ci adeguiamo a modalità comportamentali che possono cambiare di poco le nostre abitudini, ma avere riflessi importanti sull’ambiente.

Il tema dei rifiuti va letto tenendo conto del contesto e dell’epoca rispetto ai quali vogliamo sviluppare la nostra analisi. Per esempio, chi ha vissuto gli anni ’60 e ’70 ricorderà che i rifiuti prodotti nel corso della giornata, alla sera, quando arrivava l’ora di rimettere in ordine la casa, non erano così consistenti.

Poi, negli anni è cambiato lo stile di progettazione degli imballaggi, dei cosiddetti ‘package’, e oggi ogni cosa che ci portiamo a casa lascia, alla fine, tracce ingombranti. Sarà per motivi di sicurezza, di opportunità produttiva, per la necessità di proteggere l’oggetto degli acquisti, ma quando raccogliamo ciò che abbiamo scartato per recuperare l’oggetto di un acquisto, oggi, di solito, l’involucro è molto più ingombrante del contenuto. Rimanendo su questo tema, il ‘lockdown’ pare abbia influito molto sulle abitudini degli acquisti, o meglio sulle tipologie e modalità dei consumi.

Tant’è che la raccolta, e di conseguenza il conferimento agli impianti di trasformazione e compostaggio si è ridotto di molto. Evidentemente, la chiusura delle attività commerciali e le restrizioni negli spostamenti hanno avuto un peso notevole sulle abitudini dei cittadini, da un lato anche a vantaggio dell’ambiente. In questi anni, dunque, la produzione di rifiuti domestici, emergenza pandemica a parte, è aumentata esponenzialmente. Quindi, che cosa ce ne facciamo? Come ce ne possiamo e dobbiamo liberare?

Vanno riposti nei contenitori, selezionandoli per tipologia: la carta nel contenitore dedicato, i vetri nel cassonetto per i vetri, in alcuni Comuni assieme alla plastica, i rifiuti organici in un altro contenitore, ecc. Poi, che fine faranno? Arriveranno nell’impianto di trasformazione per essere a loro volta selezionati dal personale. Per esempio il vetro sarà separato dalla plastica, parte a mano, parte con l’ausilio di appositi macchinari. Così la plastica.

Che a differenza del vetro potrà essere lavorata per ricavarne un impasto privo delle sostanze biodegradabili, che servirà a produrre la plastica cosiddetta di seconda scelta. Altra parte del materiale, conservato assieme a sostanze fermentanti, diverrà concime. Un’altra porzione ancora potrà essere utilizzata come combustibile. Da noi non se ne vedono ancora, ma se vi spostate attraverso il nord Italia, accanto alle grandi città noterete delle colline che se foste passati di lì una ventina d’anni fa non avreste potuto vedere, perché sono state formate di recente.

Sono le discariche dei rifiuti, camuffate nel paesaggio, spesso riconoscibili perché dalla superficie ormai ricoperta d’erba spuntano piccoli camini per favorire la ventilazione del materiale conservato lì sotto. Con il conferimento dei rifiuti negli impianti di trasformazione queste colline non si sarebbero formate perché i rifiuti separati e lavorati avrebbero preso un’altra strada, quella del riuso.

È quindi opportuno che la raccolta differenziata si affermi nella gran parte del territorio. E perché questo modello del riuso dei rifiuti nel contesto di una economia circolare abbia successo, occorre la partecipazione dei cittadini. Deve crescere ulteriormente la consapevolezza sull’argomento. Perché questa strada si consolidi nel tempo occorre partire dalle fondamenta della società, ovvero dai più giovani.

Per questi motivi le azioni di sensibilizzazione e di formazione a cominciare dalle scuole elementari sono essenziali. Riuscire a lasciare una traccia nell’attenzione dei ragazzi, rendendoli consapevoli del problema è un risultato fondamentale per garantire un futuro più pulito e consapevole in un mondo nel quale il sovra popolamento e l’aumento esponenziale dei traffici non fanno che acuire le criticità ambientali. 

Guido Dorigo