Giornata mondiale delle zone umide

  3 Febbraio, 2021

La Convenzione di Ramsar che le tutela compie 50 anni

Il 2 febbraio è la Giornata mondiale delle Zone umide. È stata istituita nel 1997 dagli Stati che aderiscono alla Convenzione di Ramsar, firmata nel 1971 per tutelare questi ecosistemi.

In Italia, Legambiente festeggia la giornata con numerose iniziative in tutto il Paese e invitando i cittadini a scattare un selfie in una delle zone umide presenti sul territorio, per esempio le lagune di Marano e di Grado, ma anche di Venezia, con un cartello creato per l’occasione. E a postare la foto sui social. Dalle torbiere ai sistemi dunali, dalle saline agli acquitrini, le zone umide sono fonte di vita per le numerosissime specie vegetali e animali che ne dipendono.

In Italia, ormai più del sessanta per cento delle zone umide sono scomparse. In Europa addirittura oltre i due terzi.

Secondo l’Ente nazionale protezione animali: -“a cinquant’anni dalla Convenzione, che ha rappresentato e rappresenta uno degli atti di conservazione dell’ambiente naturale più importanti a livello internazionale, dobbiamo frenare questa distruzione che deriva da numerose nostre attività, anche consuete e inconsapevoli, che causano la diffusione sui terreni di sostanze tossiche, nocive, di metalli pesanti. Di elementi, che magari non sono nocivi per l’uomo, ma sono sufficienti a disturbare l’habitat di numerose specie. Che invece di arricchire il paesaggio l’ambiente, l’ecosistema, cambiano abitudini e destinazione.

Dai dati del SOER Freshwater 2020 (Rlazione sullo stato e le prospettive dell’ambiente), si ricava che in Europa soltanto il quaranta per cento dei corpi idrici superficiali presenta un buono stato ecologico, e che le zone umide sono ampiamente degradate a causa di un’agricoltura intensiva, dell’abbandono delle tradizionali attività agro-pastorali, dell’alterazione degli equilibri idrici, dell’inquinamento (dovuto anche all’uso dei pesticidi), dell’invasione di specie aliene, dell’urbanizzazione e dello sviluppo d’infrastrutture.

Uno scenario, che fa il paio con quello mondiale: nell’ultimo secolo, la Terra ha dovuto dire addio al sessantaquattro per cento delle sue zone umide. Secondo le liste rosse dell’IUCN (Unione mondiale per la conservazione della natura), oggi nel mondo un terzo delle specie legate agli ecosistemi acquatici risulta minacciato, mentre sono a rischio di scomparsa oltre i tre quarti delle paludi e delle torbiere, e quasi la metà dei laghi, dei fiumi e delle coste.

Rifugio per oltre 100 mila specie d’acqua dolce conosciute, le zone umide sono i più efficaci serbatoi di carbonio del Pianeta: le sole torbiere, che ricoprono il tre per cento della superficie terrestre, assorbono il trenta per cento del carbonio organico dei suoli, e hanno un ruolo significativo nel contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici. Dalle zone umide deriva, inoltre, il settanta per cento di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione.

La Convenzione di Ramsar, che oggi compie 50 anni, comprende una lista di circa 2.200 zone umide d’importanza strategica internazionale, sessantacinque delle quali riconosciute in Italia.

La Regione Friuli Venezia Giulia ha avviato nel 2007 un progetto specifico che si è subito concretizzato con la costituzione di un tavolo tecnico per poter raccogliere diversi dati sulla distribuzione, sullo stato e sulle minacce alle quali questi ambienti sono sottoposti.

Ne è emerso un quadro puntuale, che ha permesso di elaborare indicazioni per la tutela delle biodiversità, sia all’interno che nelle aree limitrofe alle zone tutelate dalla Convenzione, in arre protette e nei Siti Natura 2000. Il tutto in linea con gli indirizzi della strategia nazionale ed europea sulla biodiversità.

Loredana Bergamasco