Friulano&friends 2012

  5 Luglio, 2012

Grande afflusso di pubblico ieri a Roma
per degustare i vini e le eccellenze agroalimentari del Friuli Venezia Giulia
Violino: “Il FVG unito negli intenti sul palcoscenico europeo e mondiale”
Belletti: “FVG territorio di assoluta eccellenza per i vini bianchi”

Per il secondo anno consecutivo l’Associazione Italiana Sommelier e Bibenda-AIS Roma, in collaborazione con l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del FVG, ERSA e il Consorzio delle DOC-FVG hanno creato un importante momento di degustazione dei vini e di alcune eccellenze dell’agroalimentare del Friuli Venezia Giulia a Roma, nella splendida cornice dell’Hotel Cavalieri dislocato in una delle zone più verdi della capitale.

Tra le aziende vitivinicole friulane presenti c’erano anche alcune finaliste e tutte le vincitrici alle Selezioni Friulano&friends 2012. Si sono degustati vini come il Friulano, la Ribolla gialla anche nella sua versione spumante, il Picolit, ma anche rossi autoctoni come il Pignolo, lo Schiopettino, alcuni uvaggi a base di Merlot e Cabernet franc, presentati in abbinamento ad assaggi di prosciutto di San Daniele, formaggio Montasio proposto in due differenti stagionature, strucchi e biscotti a base di farine de La Blave di Mortean.
Sono state cinque ore in cui le 50 aziende presenti hanno proposto i propri vini ad un migliaio di persone tra soci AIS, addetti ai lavori e appassionati di vini di qualità. Ma è stata anche l’occasione per parlare de “Il Friulano nelle sue varie espressioni” durante un seminario appositamente organizzato condotto da Massimo Belletti, docente AIS nazionale, che ha introdotto l’appuntamento con queste parole: – L’obiettivo del seminario di oggi è parlare del Friulano, non scendendo a livello di singole aziende, ma lasciando che sia il bicchiere a parlare. In FVG esistono cantine che sono cartine al tornasole per la qualità soprattutto dei vini bianchi e che fanno si che l’intera regione si ponga come territorio di assoluta eccellenza proprio per la produzione dei vini bianchi.
Oggi degusteremo dieci Friulano, rappresentativi delle diverse zone Doc della regione, sei del 2011, prodotti cioè in una stagione calda, complicata per questo vitigno, che mal sopporta la siccità. I vini proposti in questa prima parte presentano note di sapidità molto accentuate, a volte difficili, che tuttavia  presentano grandi attitudini ad andare avanti nel tempo.
Gli ultimi 4 sono invece targati 2010, ottenuti cioè in una stagione fredda e piovosa che è stata all’origine di vini esili e immediati con un frutto appariscente sin da subito. I vini di quest’annata possono dimostrare casisticamente una potenzialità di tenuta, ma non di lungo termine. –
Che cosa vuol dire conoscere il Friulano?
Risponde Claudio Violino, Assessore regionale alle risorse rurali, agroalimentari e forestali
Conoscere il Friulano non significa soltanto conoscere un vino, ma significa soprattutto conoscere un territorio, significa conoscere la sua gente, la sua cultura, il suo saper fare, quello che oggi noi chiamiamo “know how”. Anche la perdita del nome “Tocai” nasconde un’opportunità: sarebbe stato meglio continuare a mantenere il nostro vecchio nome, ma con la nuova denominazione “Friulano” riusciamo a identificare un vino con il suo territorio di produzione. Ecco perché attraverso la promozione del vino, noi facciamo conoscere un intera regione, la cultura di un popolo dal carattere particolare come quello friulano, simile al suo vino. Conoscere il vino Friulano significa anche conoscere il paniere agroalimentare, caratterizzato da eccellenze come il prosciutto di San Daniele o il Montasio, rinomate in tutto il mondo. L’importante ora è che il FVG impari a farsi apprezzare, che impari a far vedere e a far provare la sua qualità nel cibo e nel vino. L’importante è che il FVG agroalimentare si presenti, con unità d’intenti, sul palcoscenico europeo e mondiale con la propria faccia: non con la presunzione di essere migliori, ma con la volontà di esserci con la propria identità, con le radici ben salde a terra ma aperti al mondo.
Qual è il futuro dei grandi bianchi del FVG?
Risponde Mirko Bellini, Direttore Generale dell’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, Ersa.
In FVG il Friulano si coltiva su 1600 ettari, di cui ne vanno in bottiglia circa un migliaio, una terra che è un continuo invito per venire a trovare i territori in cui si trovano le nostre cantine e vigneti. Il Pinot grigio e il Sauvignon sono oramai varietà worldwide, ma il Pinot grigio friulano è un vino di grande qualità.  E’ un internazionale, nel linguaggio comune, anche se, a tutti gli effetti, è un autoctono perché è arrivato in FVG prima del Tocai friulano. Gli USA chiedono al FVG di produrre Friulano e Pinot grigio, mentre dalla Francia vogliono il Sauvignon e lo Chardonnay. L’identità ti viene attribuita, non la scegli.
L’osservazione che il nostro territorio dà vini buoni subito, ma che possono addirittura migliorare dopo due o tre anni, senza ricorrere a tecniche enologiche particolari dimostra che il nostro è un territorio che può e vuole confrontarsi con i grandi bianchi internazionali non solo di pronta beva. Sul mercato oggi il Friulano si presenta  elegante e con uno stile moderno, quello della pianura, voluminoso e di grande struttura quello ottenuto nei territori di collina.
Risponde Giorgio Badin, produttore di vino e Presidente delle Doc-FVG
Perché il FVG fa vini di qualità?
Il FVG è un caleidoscopio di territori di denominazioni di origine. La qualità in FVG è una necessità: i nostri terreni sono pochi e da questi dobbiamo ottenere il massimo. Da noi la qualità è una condanna ovvero non possiamo fare altro.
Fino a vent’anni fa il Friulano era un autoctono che non sapeva diventare internazionale e veniva messo nei bottiglioni, oggi questo limite è stato superato anche grazie al grande impegno messo in atto dai produttori vitivinicoli della regione.
Il Friulano è un vino difficile, scorbutico con una latente rusticità che tuttavia ne alimenta il fascino.
Ha un retrogusto amaro, è secco con note di tostatura in cui si percepiscono le noci e le mandorle; lievemente tannico, è lontano dall’essere un vino del mondo. Tuttavia, la sintesi di tutti questi aspetti offre un prodotto che ha un motivo d’essere. Per enunciarne una, di qualità:  è un vino sinergico con il cibo ovvero ha un abbinamento facile con il food con cui si esalta assumendo caratteristiche a volte all’opposto di quando è servito da solo nel calice, un vino seducente dalla straordinaria progressione aromatica.
Qual’è l’abbinamento principe con il Friulano?
Giorgio Badin: – Il Friulano non è un vino da stare solo. E’ un vino che va abbinato al cibo, in primis il prosciutto di San Daniele e il formaggio Montasio, anche se si sposa splendidamente con tante cucine del mondo. Si abbina facilmente con i carpacci di pesce e di carne, anche se mal sopporta il limone e quindi non va presentato con la carne marinata, ma è in generale fantastico sui crostacei, soprattutto crudi e anche sul sushi. Direi che il Friulano non è presuntuoso, si accompagna con discrezione a tanti piatti diversi con i quali si accompagna senza prevaricarli. –

AZIENDE PARTECIPANTI AL BANCO D’ASSAGGIO        
Angoris       
Aquila del Torre       
Borgo San Daniele       
Bortolusso       
Cà Ronesca       
Casa Zuliani       
Drius       
Cà Bolani       
Castello di Buttrio       
Castello di Spessa       
Castelvecchio       
Collavini       
Colle Duga       
Di Lenardo