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17 Febbraio, 2016 Cucinare, per molti è semplicemente un verbo, per altri una prerogativa, per altri ancora una seccatura, per taluni un impegno, o ancora, un obbligo. Ma fortunatamente per molti è ancora una missione, un piacere, un modo per esprimere la propria creatività. E nel contempo per regalare salute e benessere.Da quattro anni è anche un salone dell’enogastronomia e delle tecnologie per la cucina. Che anima il quartiere fieristico di Pordenone per quattro giorni. Ce n’è per tutti i gusti, e anche lo sforzo di spostarsi nel pomeriggio di una domenica uggiosa viene ripagato dalle proposte che nei padiglioni della fiera arrivano da tutta Italia. Ma andiamo per ordine. Cominciamo dalla prima esperienza in giuria. Da giornalista agroalimentare. E’ il 2.Concorso di cucina per i ragazzi delle scuole alberghiere: gli istituti professionali che formano gli aspiranti chef, maitre, camerieri, sommelier, addetti alla ristorazione. È indetto dall’ERSA, l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, e si svolge infatti nel ring riservato al marchio Aqua, il simbolo dei prodotti agroalimentari di pregio e certificati registrato dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. di scena i ragazzi dello Stringher di Udine, del Linussio di Tolmezzo, del xxx di Pordenone. Sono ragazzi molto motivati, in grado di spiegare bene le scelte nella preparazione del piatto. Che ci tengono molto a valorizzare la tipicità e le tradizioni, con quel pizzico di innovazione che incuriosisce. E che, quando saranno più grandi, e impegnati nei locali, farà la differenza. Mi sono fatta la bocca lì. Poi dopo un interessante scambio di esperienze e con la Lady chef Mirka Pillon, Premio Carati d’autore di ARGA FVG, Assoenologi e Unione Cuochi per il 2014, Mian, Carati d’autore 2015, Nunzio Buglione, miglior maitre d’Italia 2015, e con Luciano Grispan dell’Ersa, com’è inevitabile iniziamo un tour tra gli stand di Cucinare. Cominciamo dal pane. O meglio dal forno. Ci imbattiamo in quello che arriva dalla Puglia: Danieli. Focacce, bruchette, taralli, tutto gli grano duro, ci assicurano del posto. Accanto all’Ersa l’Azienda agricola di Cesare Bertoia propone agrodolce sottolio, creme, confetture. Ce le spiega lo stesso titolare: gustosi sottoli di melanzane, zucchine, cipolline, radicchio e porro. Tutti con metodo biologico. E quel che più conta, con materie prime provenienti dai terreni aziendali. E si sente. Ed ecco una linea di confetture, sempre bio anche se, come i sottoli, non ancora ufficialmente certificate, alla zucca, alle ciliegie. Ci viene da pensare: -‘che cosa costa a diversi albergatori ahimè anche stellati, proporre agli ospiti, specialmente stranieri che ci tengono tanto, sapori così genuini per la colazione’? Bertoia ci anticipa che ha in progetto un agriturismo nel quale proporrà sapori di questo livello… Ci spostiamo di poco ed ecco l’invito ad assaggiare la carne di manzo speziata: la bresaola della Valtellina. E che bresaola. Ce la spiega Simone Ferraro: dal 2005 questa non contiene conservanti, nitriti o nitrati. La bresaola non viene conservata grazie a una decisa salatura. Bensì anche con l’aiuto delle spezie. E si può tagliare anche al coltello. A Sondrio si usa fare così. Ci attira un banco dei formaggi: c’è una bella linea biologica di pecora e capra. La lavorazione è quella artigianale e naturale, e antica. Però a Sangiustino di Valdarno, ‘il cacio… …com’era l’ha fatta grossa: ha saputo dare corpo a un sogno e un mito: le caciotte di formaggio di pecora con le pere. Come? Con la semplice aggiunta di succo di pera. L’assaggiamo: -“Fantastico”! Nel ring della Fipe sta per iniziare una degustazione. Ci appostiamo anche noi su un tavolino. E mentre da un lato uno dei titolari Del Ben, e il suo staff, sono affacendati attorno a un fornello, ci spiegano che la Latteria di Aviano si è specializzata in prodotto della tradizione, particolari, di pregio. Sotto i nostri occhi viene infatti realizzata la Burrata d’Aviano. Che gusteremo assieme ai ‘Formadi frant’, realizzato secondo l’antica tradizione delle vallate pordenonesi. A Grotta, stagionato su un letto di paglia. Forse, dopo gli assaggi di manzo della gara di cucina, e le degustazioni successive forse è ora di passare al dolce. E il vino o la birra? No!? Mah, il tempo stringe, c’è strada da fare, e per quello ci teniamo in serbo per il Vinitaly, che non è poi così lontano. Ah! Ecco strucchi e gubane. Dorbolò di San Pietro al Natisone. Buoni come ci aspettavamo. Ma la giovane titolare ci fa notare che ancora non conosciamo una cosa: con la pasta di una buona gubana ecco la variante alle castagne: splendida! Prima, gli chef ci avevano fatto notare che nella media delle scelte, il gusto dei friulani si orienta più volentieri verso i sapori amari. E c’è una splendida via di mezzo: la cioccolata. Anche in questo caso siamo fortunati: Oltre CIOCC, un laboratorio specializzato anche in biologico, di Salice Terme, nell’oltre Po pavese. Cioccolato al 60 per cento di cacao, fino al 90 per cento. Ma ci ricordiamo che prima eravamo passati davanti al un banco che fioriva di prelibatezze al cioccolato. Arriva da San Daniele del Friuli, la cioccolateria di Adelia Di Fant. Utilizza per i cioccolatini prodotti nuovi e selezionati. Ma anche per quelli apparentemente scontati, come il cioccolatino alla grappa, il risultato è davvero morbido e appagante. Ci avviamo all’uscita. Ci ricordiamo che ci avevano invitato a degustare sigari prodotti in Veneto. Ma ormai si fa tardi. E’ ora di rientrare. IdaDonati