CINQUANTA VOLTE VINITALY: UN PERCORSO DEL GUSTO E DEI PROFUMI

  15 Aprile, 2016

CHE SI SNODA DALLA RIVIERA FRIULANA ALLE TERRE PIU’ VOCATE DELLA PENISOLA E DEL MONDO

PER VIVERE APPIENO L’ESPERIENZA COINVOLGENTE DEL SALONE DELL’ENOLOGIA E DELL’AGROALIMENTARE DI PREGIO CONVIENE PREDEFINIRE UN PERCORSO O… LASCIARSI GUIDARE DALL’ESPERIENZA

DALLA RIBOLLA GIALLA SPUMANTIZZATA AL PRIMITIVO PASSITO: BASTANO POCHI PASSI TRA I PADIGLIONI

Cinquanta volte Vinitaly. Se ci fossi venuto in tenera età, quando trascorrevo qualche ora del tempo libero nell’osteria dei nonni materni, a bere latte e menta, chissà, forse avrei cominciato prima a comunicare il pianeta vino, a far conoscere le potenzialità e le ricchezze che secoli e decenni di lavoro di intere generazioni hanno saputo valorizzare ed esaltare. Invece, Vinitaly l’ho scoperto ben da adulto. E ben dopo avere imparato a conoscere e ad apprezzare le qualità dei nostri vigneti e le capacità dei viticoltori. L’ho scoperto, Vinitaly,  dopo avere cominciato a frequentarlo per seguire la presenza della Regione alla Fiera di Verona. Iniziata negli anni ’70, quando il collega e amico Giuseppe Longo, che è stato sindaco di Nimis, terre vocate al refosco e al Ramandolo da uve di Verduzzo friulano, cominciò a portare al salone del vino le prime bottiglie dei prodotti enologici friulani. Una partecipazione che mi ha permesso di cominciare a riconoscere i vini italiani, e del mondo. Un’occasione unica, per degustare un caleidoscopio di prodotti enologici. E attraverso i loro profumi e sapori, saper apprezzare il risultato del lavoro in vigna, della lavorazione della terra. Così, di anno in anno ho potuto incontrare gusti nuovi, tendenze innovative o conservative, ritrovare amici e contattare personaggi emergenti o consolidati, colleghi autorevoli e blogger non meno attenti al pregio e alla qualità. E quest’anno? Quest’anno si è trattato di una piacevole, ma breve visita di lavoro.  Quasi un ‘pit stop’. In veste di relatore.

TESTIMONIAL DELLA RIVIERA FRIULANA

Anzi, di testimonial delle terre vocate al turismo di qualità, quello lento, e attento alle peculiarità ed eccellenze, che frequenta, o potrebbe frequentare le grandi spiagge del Friuli Venezia Giulia, Lignano Sabbiadoro e Grado, il loro retroterra, complementare, e di riferimento. Che è la Riviera Friulana. Una realtà che si propone attraverso l’omonima associazione culturale nella quale sono concentrate le eccellenze culturali, storiche, archeologiche, ambientali, nautiche, enogastronomiche, agroalimentari del territorio. Dunque, il mio tempo libero da dedicare alle degustazioni si è davvero contratto: la presentazione della Riviera friulana era infatti stata prevista alle ore 16 di domenica, la giornata inaugurale del 50.Vinitaly, esattamente dopo la presentazione ufficiale da parte della Regione, sempre sul terrazzo del grande stand collettivo dell’ERSA FVG, della presenza del Friuli Venezia Giulia, per l’intero mese di maggio 2016, a New York e a Chicago. Quindi, era stata prevista una presentazione in ‘pole position’. Il che, però, mi ha impedito di degustare prima di tale evento.

A SPASSO PER IL VIGNETO FRIULI VENEZIA GIULIA

Ma non di incontrare alcuni amici del vigneto Friuli. Perché quello della Venezia Giulia era in parte presente, in contemporanea, a Cerea, al salone dei vini naturali, biologici, non filtrati. Per esempio Roberto Felluga, Russiz Superiore e Marco Felluga, di Capriva e di Gradisca d’Isonzo, con vini eleganti e tradizionali. Eugenio Collavini, nello stand nel quale, scherzosamente, nel marchio dominante campeggia un bassotto, il cane Ribolla che per anni è stato la mascotte dell’azienda di Manlio Collavini. Promotore della Ribolla Gialla spumantizzata. Arrigo Bidoli, il figlio di Tite Bidoli ideatore della prima Ribolla spumantizzata. Alessandro Comar, distilleria di Aquileia, grappe selezionate e da centellinare, assieme a Franco Clementin, esponente di spicco della Doc Friuli Aquileia con il Traminer e altre produzioni autentiche del territorio. Michele Scamacca, da decenni winemaker udinese. Paolo Tosolini, il Sauvignon Teresa Raiz, già presidente del Circolo friulano della Morra. Dario Ermacora, presidente regionale della Coldiretti, viticoltore attento ai prodotti autoctoni. Roberto Snidarsich, del Sauvignon da gran premio ‘Tiare’. Mah… accidenti, il tempo stringe. Corriamo a predisporre la presentazione nello stand dell’ERSA. Ci resta ancora qualche minuto. E ci manca di incontrare e intercettare il testimonial dello stand: Joe Bastianich, viticoltore a Cividale del Friuli, ma idolo dei giovanissimi nella sua veste di conduttore televisivo di Master Chef e Top Gear. Prima avevamo fatto un veloce selfie con lui, ma era troppo pressato dai e dalle fan per poterci soffermare a parlare assieme. Nel corridoio verso lo stand di Bastianich incontriamo Gigi Nardini, sosia ufficiale di Pavarotti, che chiede: hai visto dov’è Bastianich? Raggiungiamo assieme il noto personaggio italo-americano, che stavolta ha un attimo di tempo da dedicarci, per fargli ribadire che il Friuli è terra di grandi vini bianchi. E per commentare assieme la prima puntata di Top Gear, nella quale una Fiat Panda è stata sganciata da un elicottero da una ventina di metri di altezza per vedere se sarebbe sopravvissuta all’impatto con il terreno. Impatto, dopo il quale è ripartita, nonostante i traumi… In quelle immagini avevo riconosciuto la skyline dello scenario prescelto: i prati di Osoppo, alle spalle della Fantoni, e sullo sfondo il monte San Simeone. E Joe: -“Se devi spaccare una Panda dove vuoi spaccarla? In Friuli no”?.

PRESENTAZIONE DELLA RIVIERA FRIULANA

La presentazione della monografia Riviera Friulana Terra di eccellenze, introdotta dal presidente nazionale della stampa agricola e agroalimentare (UNAGA), Mimmo Vita, con l’approfondimento storico e tecnico di Massimo Bassani, ‘past president’ del Consorzio Doc Friuli Latisana, conclusa dall’assessore regionale alle Risorse Agricole e Forestali, Cristiano Shaurli, ha permesso agli ospiti, tutti su prenotazione, giornalisti, sommelier, produttori, buyers, winemaker da diverse parti d’Italia ed esteri, di degustare la Ribolla Gialla spumantizzata di Isola Augusta (Doc Friuli Latisana), il Pinot grigio Cà Bolani e Toniatti Giacometti (Doc Friuli Aquileia e Friuli Latisana) e la Malvasia di Emiro Bortolusso (Doc Friuli Annia). È stato soltanto allora, non prima di avere rilasciato un’intervista in lingua friulana nella postazione fissa di Radio Onde Furlane, che abbiamo potuto fare una puntata, nell’ultima mezz’ora rimastaci prima della chiusura della Fiera, questa volta …. in Puglia. L’avevamo visitata di persona alcune volte, anche con la stampa specializzata: è una regione viticola nella quale gli enologi e agronomi friulani hanno concorso, all’inizio del secolo scorso, a valorizzare i terreni agricoli. Che si distingue nei vini da bacca rossa. Il Vinitaly si avvicina alla chiusura serale.

UN SALTO IN …PUGLIA

Ma nei pressi dell’accesso al padiglione della Puglia incontriamo lo stand di Mottura, un’azienda che propone i suoi vini anche nella nostra realtà. Due milioni e 550 mila bottiglie. Delle quali, due milioni destinati alla grande distribuzione, 500 mila all’Oreca, la ristorazione e i pubblici esercizi, 50 mila di alta gamma. Come ci spiega Antonio Mottura, presente nello stand assieme al fratello e alla figlia Marta,  con grande attenzione a un adeguato rapporto prezzo-qualità. Derivato dal fatto che l’azienda opera da quattro generazioni nel Salento, in provincia di Lecce. Vanta dunque una grande esperienza nelle terre del Salento. E per stare sui mercati a un prezzo concorrenziale senza rinunciare alla qualità, coltiva uve solamente su 60 ettari di vigneto di proprietà. Altri duemila ettari di vigneto sono in affitto. Assaggiamo un bianco, profumato. Un uvaggio, il Locorotondo, con uve Verdeca, Bianco d’Alessano, Fiano, Bombino bianco, Malvasia bianca. Gradevole e sapido, da abbinare con il pesce. Mottura passa poi ai rossi, che l’azienda non ha ancora pensato di spumantizzare. I cavalli di battaglia della Puglllia: Negramaro, e Primitivo. Decisi, dagli aromi inconfondibili, ma di una gradazione che rispetto al passato è più contenuta. E corrisponde alle aspettative dei degustatori. Il tempo stringe. Ci resta, forse, soltanto una ‘chanche’ di assaggi. Di fronte a Mottura c’è uno stand che da fuori trasuda innovazione: all’interno si sviluppa un panorama assolato, con i colori caldi e limpidi della Puglia. Ma gli addetti stanno smantellando la loro postazione.

PRIMITIVO PASSITO

Più in là notiamo un abbinamento: vini pugliesi, di una piccola azienda, e la focaccia pugliese assieme ai taralli. Sul banco un sommelier. Alle spalle, con degustatori, il titolare, Gianfranco Fino, di Sava, nel tarantino. Ci colpisce una citazione di Gino Veronelli che campeggia sulle pareti: ‘Il vino è il canto della terra verso il cielo’. ‘Es’, che prende il nome dai testi freudiani come altri tre prodotti dell’azienda, è un Primitivo profumato e realizzato con metodi biologici. Un bel commiato da questo 50.Vinitaly. Ma, il sommelier, con il quale fraternizziamo e che ci confessa essere il ‘tecnico’ dell’azienda, ci fa una proposta imperdibile: ‘Es più sole’, Primitivo passito. Un concentrato di profumi della Puglia che si accompagna verso l’uscita, visto che l’altoparlante è già al quarto appello: ‘La manifestazione è chiusa’, ripete la voce anonima. Anche per noi. Ne riparliamo nel 2017. Anzi, ne riparliamo già. Perché quel vino pugliese che ci aveva incantato, scopriamo essere uno dei prodotti enologici più votati dalle guide e dagli esperti. Come ci siamo capitati visto che l’incontro con ‘Es’ è avvenuto per caso, non per scelta. Non è la prima volta che ci succede al Vinitaly. Avevamo scoperto sempre per caso il Moscato di Trani, incontrato Oliviero Toscani e i suoi vini, Albano Carrisi e i vini tra i quali il Basiliano, il vino valdostano prodotto più in alto d’Europa, i rossi toscani dell’ora presidente del Consorzio del Gallo nero, il Chianti, Sergio Zingarelli. Il Nenegroamaro biologico dell’Antica tenuta del Nanfro di Caltagirone. E altre chicche ancora. Sempre per caso, senza nemmeno aprire il grande catalogo del Vinitaly, e lasciando intatto il suo involucro di cellofan. Ma il consiglio per aiutarvi al meglio se visiterete le prossime edizioni è quello di farvi consigliare da qualche amico sommelier, enologo, produttore, appassionato, esperto, e di programmare un percorso predefinito. È il modo per ottimizzare la visita alla cantina globale più grande del mondo. che ha un pregio pregio indiscusso: quello di farvi avvicinare anche i produttori e gli enologi.

Carlo Morandini

Verona-Vinitaly, 13 aprile 2016.

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