AGRICOLTURA/: TERRANO POTREBBE ESSERE LA PRIMA DOP TRANSNAZIONALE

  21 Marzo, 2016

DAI VITICOLTORI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA E DELLA SLOVENIA PARTE UN PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN’UNICA DOP A CAVALLO

DEL CONFINE ITALO/SLOVENO PER LA DENOMINAZIONE TERRANO QUALE ECCELLENTE STRUMENTO DI PROMOZIONE DELLE REALTA’ AGROALIMENTARI

Un vino antico come una delle prime grandi civiltà del Mediterraneo che si sviluppò anche nell’Adriatico, dimenticato per decenni e rilanciato svelandone le reali potenzialità, è ora lo strumento per consentire la creazione della prima Dop transnazionale del mondo. Si tratta del Terrano, un vino realizzato con le uve di Refosco dal peduncolo verde, prodotto sul Carso in Italia, sempre sul Carso (Kras) in Slovenia. Con una volontà che non ha precedenti, in una realtà vitivinicola fatta di produttori di piccole dimensioni aziendali, ma animati da grande tenacia, comune in due Nazioni vicine, un tempo divise da una barriera, ora accomunati dall’Europa una trentina di viticoltori italiani e sloveni si sono accordati per intraprendere un percorso che sarà certamente irto di difficoltà. Ma potrà dare un segnale importante di cooperazione, ancorché internazionale, non soltanto al mondo rurale. Il progetto piace all’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali del Friuli Venezia Giulia, Cristiano Shaurli. Al quale è stato presentato in occasione del convegno di apertura di ‘Teranum’, la kermesse dedicata al Terrano svoltasi nella location esclusiva di Portopiccolo, a Sistiana di Duino Aurisina (Ts). La Dop del Terrano, ha detto, potrebbe rappresentare il biglietto da visita delle carature agroalimentari ed enogastronomiche della nostra terra, e non solo. Il Terrano, ha ricordato Shaurli riprendendo quanto era stato sostenuto nel corso delle assise, non deve questa denominazione a un toponimo del luogo, alle caratteristiche del vino, al metodo di allevamento delle sue viti. Bensì al legame saldo e stretto con il territorio. Come si intuisce dalla traduzione del nome antico dal latino, appunto ‘Teranum’, del territorio. ‘Un vino fatto fra noi’, in queste terre travagliate, dalle caratteristiche orografiche e geologiche del tutto particolari. E che apparentemente rappresenta l’antitesi dei territori tradizionalmente vocati al vini di pregio. Un territorio, quello del Carso, italiano e sloveno, che gli agricoltori del vino hanno saputo utilizzare e nel contempo mantenere. E che attraverso esso riescono a trasmettere il messaggio della propria tenacia, e della fiducia nelle proprie capacità. Perseguendo un’attività, quella della viticoltura, su terreni aspri, siccitosi, roccioso, carsici, a volte a picco sul mare. In un’area nella quale soltanto una grande passione e l’amore per le proprie origini e le proprie tradizioni possono consentire di ricavare, dai sassi, quello che è oggi divenuto un prodotto enologico dalle grandi potenzialità. Già richiesto anche dai degustatori all’estero.

Carlo Morandini

 

QUALE POTRA’ ESSERE IL PERCORSO

Con il supporto dello Stato italiano, attraverso la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, e della Repubblica di Slovenia, il progetto dovrà giungere all’Unione Europea ed essere approvato.

 

Portopiccolo-Sistiana (Ts), 21 marzo 2016.

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