#ZOOTECNIA: #ALLEVATORI CUNICOLI, IMPOSSIBILE PRATICA #BIOLOGICA
22 Settembre, 2016PER L’ALLEVAMENTO BIO DEI CONIGLI RICHIESTA UNA SUPERFICE MINIMA ESAGERATA PER CIASCUN ANIMALE E TALE DA RENDERE IMPENSABILE OGNI INVESTIMENTO
Il nordest, fino alla fine del secolo scorso era leader nazionale nella produzione avicunicola, ovvero nell’allevamento di pollame e conigli. Tanto che Udine ospitava la sede dell’importante Consorzio degli operatori del settore, che era presieduto dal Cav. Dino Omenetto. Poi, svariati problemi, dalla concorrenza estera alle mode, alle politiche comunitarie che hanno favorito un settore zootecnico piuttosto che un altro, hanno provocato la contrazione della produzione e del numero di aziende. Un settore, che in Veneto ha tenuto, e ha mantenuto una forma di organizzazione collettiva per avvantaggiare qualità e redditività. Nel tempo, l’allevamento massivo e la concorrenza estera, che a volte viene combattuta a discapito della qualità e dei metodi di produzione, hanno spinto i consumatori a ricercare prodotti certificati e tracciabili. A garanzia della genuinità del tipo di alimentazione e del metodo di ingrasso degli animali. Ed ecco pian piano farsi strada la zootecnia biologica, al pari dell’agricoltura biologica. Numerosi, specialmente tra i giovani giovani, sono gli allevatori che sarebbero disposti a intraprendere il necessario percorso di innovazione e sviluppo. Ma le norme vigenti non li aiutano affatto. Anzi. A denunciarlo è Zeno Roma, allevatore friulano, presidente della neonata associazione nazionale allevatori cunicoli, uno dei pionieri del settore. L’associazione è stata tenuta a battesimo un anno fa a #EXPO2015 in un evento organizzato nel padiglione della Coldiretti. Zeno Roma lamenta i contenuti del regolamento nazionale che reca i parametri per la certificazione degli allevamenti biologici. “In particolare – spiega – prescrive che ogni allevamento sia impostato secondo parametri che sono distanti anni luce dalla realtà e dalle possibilità degli operatori. Così, i salutisti e i dietologi possono ben promuovere le qualità e il pregio delle carni cunicole, se le norme scoraggiano l’allevamento dei conigli”. Che fare dunque? Zeno Roma ha mobilitato la sua organizzazione, con lo scopo di far ritornare gli estensori della norma sui loro passi, per arrivare alla modifica delle norme vigenti. In modo da favorire la ripresa e lo sviluppo di un’attività che, fino agli anni del ‘boom’ economico del secolo scorso, veniva praticata a livello familiare fin dentro le città, per la facilità di riproduzione degli animali, la salubrità delle loro carni (il coniglio sceglie per nutrirsi solamente cibo sano) e la semplicità dell’allevamento. Per la coniglicoltura di pregio, per collocarla anche tra i prodotti di nicchia, è già stata avviata la produzione di lavorati, come il paté di coniglio, già testati con successo da cuochi e chef blasonati.
Carlo Morandini
Udine, 21 settembre 2016.
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