Un corso-convegno a Torino organizzato da UIGA, l’Unione dei giornalisti dell’auto
13 Novembre, 2022Automotive: qual è il futuro sostenibile per il mondo dell’auto
Un percorso green o l’attesa di ancor nuovi scenari verso una transizione ecologica?
Transizione ecologia, progresso verso una società che condivida i valori della salute dell’ambiente, modalità di spostamento sostenibili e capacità di offrire il massimo del confort e dell’adattabilità ai viaggiatori: sono obiettivi plausibili e redazionali o mere chimere? In questo contesto, e in una società e una situazione fluide e in continua evoluzione con dinamiche non sempre prevedibili, come si colloca l’industria dell’auto assieme alla filiera dell’automobile?
È preparata ad affrontare e superare queste sfide, è in ritardo o sta cercando di prendere tempo utilizzando palliativi in attesa di soluzioni sostenibili, stabili e condivisibili? L’automobile, come tutti i mezzi di trasposto, è ormai parte fondante e insostituibile della nostra quotidianità, ma subisce spesso scelte discrasiche che non tengono conto della complessità dei problemi in atto, spesso dettate da scelte politiche suggerite da visioni localistiche o parziali e non d’insieme.
Un paniere di tematiche che, anche se spesso non ce ne rendiamo conto perché presi dalla frenesia della quotidianità, non può vedere i cittadini, nel nostro caso gli automobilisti, disattenti o assenti, e che è stato affrontato e approfondito dettagliatamente nel corso della convention annuale dell’UIGA, l’Unione Italiana Giornalisti dell’Automotive. L’occasione a Torino, sede storica dell’industria italiana dell’automobile e dove il Gruppo di specializzazione della FNSI, la Federazione nazionale della stampa, ha sede, offerta dal Premio Auto Europa e dal corso-convegno ‘Le imprese e la transizione ecologica,
La riconversione green dell’auto: strategie e tecnologie’, svoltosi al Museo dell’Auto del capoluogo piemontese. Come ha evidenziato il presidente dell’UIGA, Gaetano Cesarano, che ha introdotto l’evento assieme a Stefano Macaluso, ideatore della mostra The Golden Age of Rally, le auto elettriche e la mobilità sostenibile sono parte del nostro futuro ma sono molti, ancora troppi i punti da chiarire e irrisolti che riguardano anche l’industria dell’automotive, riflettendosi su un importante settore dell’economia del Paese e sul mondo del lavoro.
E’ infatti sempre più urgente comprendere il percorso sostenibile per traghettare industrie, aziende e i lavoratori verso la mobilità verde. Ma che cosa significa, al momento, mobilità verde? Se è il comparto produttivo che deve essere presente in modo sostenibile nella società, l’industria della gomma sta perseguendo da tempo la strada della sostenibilità. Lo ha dimostrato Fabio Bertolotti, direttore di #Assogomma, ricordando che proprio la gomma è uno dei materiali imprescindibili tra le componenti dell’auto che non inquina, perché di origine naturale ed è interamente recuperabile e riciclabile.
Uno dei problemi che frenano lo sviluppo dell’auto elettrica, che in Italia si sta diffondendo a un ritmo molto più blando rispetto ad altri Paesi d’Europa, è la difficoltà a disporre dei punti di ricarica sul proprio percorso quotidiano. Diverse le soluzioni proponibili, alcune più avveniristiche come quella in attuazione da Stellantis, il maxi Gruppo che comprende anche Fiat, Alfa Romeo, e ormai Peugeot e un’altra quindicina di Marchi, che sta brevettando un parco fotovoltaico sovrastante uno dei parcheggi per dipendenti nell’area aziendale.
Un parcheggio coperto dove il personale può lasciare l’auto in ricarica mentre è al lavoro nello stabilimento o negli uffici. Nulla di particolare se non fosse che il progetto, come ha spiegato Marco Belletti, responsabile della comunicazione di Free2 Move e-Solutions, prevede che le vetture dei dipendenti quando necessario in quanto i pannelli producono una quantità inferiore di energia in funzione dell’esposizione alla luce solare, fungano da ‘accumulo’ e restituiscano parte della corrente alla rete. Fino a un certo punto però, perché debbono essere in grado di ripartire con le batterie ricaricate.
Per Bosch, da sempre all’avanguardia nell’automotive, come ha anticipato Maurizia Bagnato, direttore delle vendite e dell’innovazione di Bosch Italia, è già in cantiere l’auto del futuro, che consentirà di sfruttare al massimo la disponibilità di risorse energetiche e la capacità di autogestirsi del veicolo. I nuovi regolamenti comunitari e le determinazioni della Ue imporranno l’anno 2035, data già slittata rispetto alla scadenza fissata in precedenza al 2025, quale termine ultimo per la produzione di auto con i motori termici.
Perché la scadenza precedente, ovvero fra tre anni, stabilita a tavolino, sarebbe stata inattuabile. Una scadenza che nonostante la proroga fa tutt’ora discutere perché i tempi di attuazione di una transizione ecologica sostenibile e vantaggiosa per la società, per gli automobilisti, per l’ambiente, appaiono ancora ben lontani.
Ma altre regole e restrizioni potrebbero essere poste ancora prima per le vetture storiche e d’epoca, che non dispongono dei dispositivi per la riduzione delle emissioni in atmosfera, e alle quali al momento è interdetto l’accesso ai centri storici delle città. Le auto d’epoca, stando alle norme antinquinamento, non possono più accedere ai centri storici delle città: ciò rappresenta un problema perché gli eventi e le sfilate dei mezzi che hanno fatto la storia dell’auto non si possono svolgere o concludere se non nel cuore delle città, ovvero davanti agli occhi del grande pubblico che accorre ad ammirarle.
Come ha anticipato il presidente dell’ASI, Alberto Scuro, la soluzione a questo problema c’è ed è rappresentata dall’impiego di carburanti bio, che potrà favorire il rilascio delle carte di circolazione per le auto d’epoca e il loro accesso nelle città. Industria, per molti anni senza che ne fossimo consapevoli, ha significato inquinamento.
Uno degli elementi più tossici derivato dal mondo della produzione industriale proviene dalle lavorazioni che concorrono maggiormente ad abbellire le nostre quattroruote: le cromature. Dalla lavorazione mediante elettrolisi delle parti metalliche scaturisce infatti il CR6, che è un elemento molto tossico per l’uomo. E’ così stato inventato un suo succedaneo che corrisponde perfettamente all’originale, anzi, ne migliora le proprietà. Come ha spiegato Michael Robinson, il designer che l’ha brevettato, CR6 è già utilizzato anche nella F1 per ridurre il peso della verniciatura e aumentare la penetrazione dell’auto nell’aria, rendendo la superficie molto più lucida e scorrevole.
Il metodo più sostenibile e accattivante per ridurre l’inquinamento è però forse rappresentato dall’utilizzo di mezzi di trasporto collettivi a propulsione elettrica. Addirittura, come ha spiegato Roberto Fiorello, Co-CEO di Etioca Holding, con mezzi in rete di proprietà dell’azienda produttrice che li affida in gestione ai Comuni. È infatti stato progettato un veicolo elettrico per questo utilizzo che è a sette posti più il conducente ed è attrezzate per fungere da ufficio mobile per gli occupanti, nel corso del tragitto, e adotta anche soluzioni facilitative per l’inclusione.
Il progetto prevede la costruzione di una rete di trasporto sul modello dei taxi che è già stata commissionata per alcuni Paesi. Dal corso dell’UIGA sono dunque emersi diversi elementi che fanno sperare in un futuro caratterizzato dalla mobilità sostenibile. Manca però ancora un elemento legante tra questa articolata serie di proposte innovative e d’avanguardia, che le possa traghettare verso una realtà sostenibile.
Carlo Morandini