Dal Tempio Sacro dei Bianchi di Jermann: I Giornalisti ARGA FVG esplorano l’innovazione nella tradizione e il rispetto per la Natura”
6 Dicembre, 2024Dolegna del Collio, Frazione di Ruttars, 05.12.24 – Cavalcare un sogno tra le colline del Collio per nobilitare l’antica attività di famiglia e potersi rivolgere ai mercati emergenti del Nuovo mondo. È l’obiettivo che Silvio Jermann si è dato a Ruttars di Dolegna del Collio (Go) a partire dal 2007, l’anno nel quale è stata inaugurata la nuova sede di rappresentanza di un’azienda che da agricola era divenuta negli anni vitivinicola, si è sviluppata tra Farra d’Isonzo e le colline prossime alla Slovenia dove il clima è favorevole per diverse varietà della vite e oggi lavora complessivamente oltre 180 ettari di vigneto.
Un sito particolarmente suggestivo, che vuole replicare con successo in chiave moderna gli stili del sovrastante Castello di Trussio e proporsi come una roccaforte della promozione e dell’immagine del vigneto Friuli Venezia Giulia.
Una sede che calza a pennello sulla figura di Silvio Jermann, che l’ha voluta dedicandola al padre Angelo e alla madre Bruna, tra gli attori protagonisti di una inaugurazione, alla quale eravamo presenti, alla quale era intervenuta una qualificata rappresentanza del mondo enologico regionale e internazionale.
Allora, 17 anni fa, dovevano essere realizzate diverse opere di finitura, essere installati elementi di pregio architettonico, giochi di acqua e di luci, giganteschi serbatoi per le uve in fermentazione che poggiano sul vuoto e molto altro, per stupire gli ospiti e lasciate una traccia indelebile dell’ideatore.
Per esempio una inedita fontana che si presenta come una polla d’acqua sorgiva, ma che di giorno per effetto della luce del sole irradia l’effetto arcobaleno nella cantina sottostante.
Perché la gran parte della cantina, accanto all’area di rappresentanza, giocando con lo sky-line dei dolci declivi del Collio circostante è interrata, perché ciò favorisce il mantenimento della temperatura più adatta alla miglior evoluzione dei vini.
Vini che Silvio, come ci ha ricordato il direttore della cantina Jermann, Marco Rabino, una lunga carriera da enologo. Di origini piemontesi, regione dove ha esordito, tra l’altro da Florio in Sicilia fino a Cà Bolani in quella che anche lui desidera ribattezzare come la Riviera friulana.
Quando Jermann, un cognome che con successo Silvio è riuscito a riportare alla forma originaria austriaca dopo che nel periodo pre-bellico era stato forzatamente italianizzato in Ierman, risultato che è celebrato in una delle numerose iscrizioni e motti affrescati sulle pareti della cantina, ha deciso di dedicarsi alla viticoltura virando decisamente l’assetto dell’azienda agricola originaria non ha avuto incertezze: utilizzare le varietà esistenti ma anche creare qualche cosa di nuovo, di estremamente distintivo.
Che cosa poteva essere più distintivo di un vino che è la somma di tutti i vini ricavabili su un intero crinale, come Capo Martino?
Da lì sono partiti i successi che fanno di Jermann oggi un blend presente nell’alta ristorazione, nei luoghi di degustazione di pregio, nei locali per gourmet e appassionati dei prodotti enologici di alta gamma. Prodotti che partono dal basso, dalle cose più semplici. Come il tappo delle bottiglie.
Silvio è uno dei fondatori dell’Associazione degli Svitati, un gruppo di importanti viticoltori che per le bottiglie dei suoi vini ha scelto i tappi a vite. Perché, ricorda Rabino, scongiurano i rischi dei tappi di sughero difettati, che possono rovinare intere partite, e permettono una migliore conservazione del prodotto. L’enologo esperto, che di recente è stato eletto Presidente di FederDOC FVG, dopo averci fatto degustare una Ribolla gialla ‘giovane ‘, annata 2023, nella quale il sentore del barrique armonizza delicatamente un vino che a volte può essere deciso, senza mezze misure, nella degustazione alla cieca si spinge a una provocazione: passa a una bottiglia che al bicchiere sprigiona morbidi sentori di legno amalgamati dal prodotto enologico forse più diffuso nel Mediterraneo, ma qui esaltato da una sapiente scelta nell’affinamento.
Riesco a indovinare, nel gruppo dei colleghi giornalisti e giornaliste di ARGA FVG che si tratta dello stesso vino, ma con una decina d’anni di vendemmie in più sulle spalle.
Probabilmente, azzardo, con il tappo a vite ha conservato gli aromi mentre ha perso i retro-aromi di idrocarburi che seguono la fermentazione e la maturazione e sono stimolati dalla barrique.
L’assaggio prosegue con Capo Martino, frutto dell’inusuale ma vincente scelta di assemblare un prodotto unendo il risultato di tre vigne presenti a Capo Martino: Tocai, Malvasia istriana e Ribolla, ovvero un vinaggio.
È stato il prodotto di lancio della Cantina Jermann, che negli anni ha voluto stupire: Silvio ha voluto realizzare anche un grande vino rosso, e ovviamente non si poteva accontentare di un prodotto da uve facili da lavorare.
Ha così scelto il Pinot Nero, quale vino bandiera e unico tra i rossi e in ricordo del padre e del nonno l’ha chiamato Red Angel. ARGAFVG/CM