#Rivierafriulana: ultimo evento 2022 a Latisana su di Dieta mediterranea, arte e cibo, ‘italian sounding’
7 Gennaio, 2023per giornalisti, appassionati e curiosi del territorio alla Galleria La Cantina di Toniatti Giacometti
Creatività e messaggio del cibo, valore della convivialità e uso distorto dei marchi italiani
Si è concluso con il corso sul tema ‘comunicare il cibo’ il ciclo di eventi del 2022 dell’ARGA FVG, l’anno della ripartenza della formazione in presenza, dopo che l’Associazione regionale dei giornalisti agricoli, agroalimentari, dell’ambiente e territorio del Friuli Venezia Giulia aveva continuato ad assicurare la formazione continua con eventi a distanza. Corso, che era il secondo di due eventi svoltisi a distanza di tempo ravvicinata. Il primo si è tenuto a Palazzolo dello Stella (Ud), all’Azienda agricola Isola Augusta di Massimo Bassani, ed era imperniato sulle tematiche ambientali, sulla sostenibilità e sulla vocazione del territorio della Riviera friulana come dell’intero FVG nel proporsi come attrattive turistiche grazie alle peculiarità e specificità dell’area. Il secondo si è svolto a Latisana (Ud), alla Galleria d’arte La Cantina di Giovanni Toniatti Giacometti. In entrambe i casi il filo conduttore avrebbe dovuto essere ‘cibo e arte’ e ‘vino e arte’, ma l’improvvisa indisponibilità del relatore principale aveva indotto gli organizzatori, ARGA FVG, l’Associazione culturale La Riviera friulana, il Club per l’UNESCO di Udine, La sezione friulana di Italia Nostra, a modificare parzialmente i contenuti degli appuntamenti, non senza cercare di individuare con successo, nel contempo, nuovi motivi formativi di estremo interesse.
Formazione continua dei giornalisti in parte anche in distanza
Nel precisare che comunque i moduli dei due corsi modificati, così come inizialmente previsti, saranno riproposti nei primi mesi del 2023 non appena riceveranno la relativa approvazione da parte dell’OdG, ritornando al corso di Latisana il presidente di ARGA FVG, Carlo Morandini, ideatore dell’iniziativa, ha evidenziato che è stata l’occasione per rinnovare la modalità organizzativa utilizzata per non interrompere il programma formativo durante la pandemia. Ovvero il collegamento a distanza, che ha permesso al professor Vito Sutto di far compiere ai corsisti un viaggio ideale nella lettura delle proposte della sua ricca biblioteca di testi legati alla storia dell’arte, e di illustrare così il patrimonio artistico della Riviera friulana, del FVG, di parte di quello nazionale e non solo. Un patrimonio, quello artistico, che fa dell’Italia, ma anche della Riviera friulana grazie ad Aquileia, a Palmanova, alla vicina Cividale (Ud), alcune tra le mete più ambite del turismo lento, definito in questo modo perché è maggiormente attento delle ricchezze dell’area.
Cibo elemento da rappresentare per appagare la fame di cultura
Come ha ricordato lo studioso e docente Vito Sutto –“L’arte ha spesso preso in esame il cibo, intendendolo come un oggetto da rappresentare, come un alimento che nutre e che corrisponde al fabbisogno quotidiano di abbeverarsi della cultura, ma anche come momento di convivialità”. “L’esempio più evidente – ha detto tra l’altro Sutto – proviene dalle nature morte che offrono frutta o cibi, come per esempio pesci o contenitori, caffettiere e brocche; ma ci arriva anche dal gesto di assaporare, gustare una bevanda, un atto normale nella vita ma che nell’espressione artistica si coniuga con il gustare il segno e il colore. Elementi, questi ultimi, che possiedono al tempo stesso una materialità e una spiritualità misteriosa”.
Convivialità
La convivialità è l’elemento che da sempre lega le genti, e deve continuare a essere un simbolo indiscutibile anche del messaggio della pace tra le genti. A evidenziarlo è stata Renata Capria D’Aronco, ‘chair lady’ del Club per l’UNESCO di Udine. “Ed è il paradigma – ha detto ancora – dell’impegno dell’UNESCO, organizzazione mondiale fondata in Giappone alla fine degli anni ’80 con l’obiettivo di fare in modo che non vadano disperse, dimenticate, sottovalutate le eccellenze del territorio indiscutibilmente Patrimonio dell’umanità”. Infatti, come ha ricordato Morandini che è anche presidente dell’Associazione culturale Riviera friulana –“proprio Renata Capria D’Aronco è stata il ‘motore’ che ha permesso al FVG di vantare ben cinque siti riconosciuti come Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO: Cividale, Aquileia, Palmanova, Palù del Livenza, Dolomiti friulane.
Verso un terzo sito Patrimonio dell’UNESCO
Mentre si affaccia, ha anticipato la D’Aronco, la candidatura della Riviera friulana. Convivialità, sostenibilità, valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali sono gli elementi che contraddistinguono le infinite sfaccettature del territorio sul quale si sono sviluppate le civiltà negli ultimi millenni. Un territorio, quello considerato, sul quale le acque hanno avuto un ruolo essenziale in quanto collante e amalgama delle genti e dei popoli, senza per questo avere diluito il patrimonio delle specificità di ciascuna comunità. La D’Aronco si riferiva al bacino del Mediterraneo, culla delle civiltà e della cultura, anche gastronomica ed enologica, ovvero espressione del territorio e delle sue specificità. La Dieta mediterranea, per le sue caratteristiche, per ciò che rappresenta e per le sue qualità salutistiche è infatti stata inserita tra i beni Patrimonio della umanità. Dieta, come ha ricordato la Presidente, insignita di recente dell’onorificenza di Ambasciatrice della pace di Monte Grisa, altro non è se non la sintesi delle migliori abitudini e prassi salutistiche che, ove possibile, consentono alle nostre genti di vivere una miglior qualità della vita. Ed è uno dei temi rispetto ai quali la stampa specializzata può rivolgere un impegno particolare, perché si sposa con la corretta informazione dei cittadini in materia di alimentazione e cultura del territorio.
Peggio delle fake news la distorsione dell’ ‘Italian sounding’ (‘Is’)
Il mondo agroalimentare, con lo sviluppo delle nuove tecnologie e la facilità nei trasporti e nelle comunicazioni, nel terzo millennio è facilmente soggetto a deviazioni informative e alla cattiva comunicazione a volte pilotata con obiettivi non sempre del tutto trasparenti. Oltre agli effetti negativi, a volte nocivi, delle fake news, spesso ridondanti, ripetitive, comunque invasive rispetto a una comunicazione corretta, adeguata e attenta alle fonti, frutto dell’era incontrollata dei social, un altro fenomeno fin troppo diffuso danneggia ancor di più anche l’economia dell’agroalimentare. Sono i contenuti sui quali si è sviluppata l’introduzione dell’intervento del Segretario generale dell’UNAGA, l’Unione nazionale delle ARGA, Gian Paolo Girelli. Il quale ha poi citato l’ ‘Italian sounding’ (‘Is’), termine che sottintende l’utilizzo di nomi, denominazioni, marchi ormai universalmente conosciuti per denominare attività o elementi che nulla hanno a che vedere con l’originale. Per esempio, a Singapore c’è un bar che si chiama Florian, come l’inconfondibile caffè di Piazza San Marco a Venezia. Altro esempio di tale fenomeno: su 75 ristoranti al mondo che si dichiarano italiani, di essi soltanto una minima parte propone menù, ricette e piatti preparati con prodotti fatti in Italia.
Costo dell’ ‘Is’ 100 miliardi di euro l’anno in prodotto, oltre ai posti di lavoro e alle entrate fiscali
Anche se è stata creata una certificazione ad hoc per arginare il problema, anche in conseguenza del COVID che ha aumentato gli acquisti on line e la consegna a domicilio, il valore economico stimato dei ‘falsi’ agroalimentari, coincidente con una perdita di fatturato, dei relativi introiti fiscali e di posti di lavoro, è di 100 miliardi di euro l’anno. Secondo una indagine della Coldiretti, citata da Girelli, circa due prodotti su tre marchiati Made in Italy e distribuiti nel mondo sono falsi… Il controllo del fenomeno ‘Is’, ha precisato Girelli, consentirebbe di creare 300 mila posti di lavoro. A contraffare il marchio italiano sono i Paesi emergenti come quelli più ricchi, dalla Cina all’Australia, dal Sud America agli Stati Uniti. Si calcola, ha concluso Girelli, che negli Usa il 99 per cento dei prodotti caseari venduti con un marchio italiano sia rappresentato da falsi che utilizzano le denominazioni italiane, dal Parmigiano, alla mozzarella, alla ricotta, all’Asiago.
Vini della DOC interregionale Lison Pramaggiore nella #Rivierafriulana
A conclusione dell’iniziativa si è svolta una degustazione di prodotti rigorosamente rivieraschi, assieme ai vini delle Aziende Toniatti Giacometti. Aziende, che come ha ricordato Giovanni Toniatti Giacometti, pittore, musicista, scrittore, ma anche, come i fratelli Livia e Roberto, imprenditore agricolo e allevatore, ha le sue origini nel ‘500 nel Veneto orientale e si è sviluppata dagli anni ’60 fino alla Riviera friulana. Tra i vini in degustazione, che sono dell’unica DOC interregionale tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, che è Lison Pramaggiore, assieme al Prosecco Rosè Millesimato, tra gli altri il Sauvignon e il rosso Refosco dal Peduncolo Rosso, per finire con il Verduzzo.
Ida Donati