Quando un corso diviene occasione di approfondimento e riscoperta
17 Ottobre, 2021Come pure rilettura più attenta di tematiche già note
Anche un corso di formazione può divenire il momento per conoscere e opportunità inesplorate o per svelare dubbi e preoccupazioni dalle quali i settori interessati possono trarre giovamento. Una sintesi complessa e articolata di una serie di stimoli, riflessioni, rivelazioni che l’evento formativo Comunicare i prodotti del territorio tra genuinità e concorrenza, organizzato sotto l’egida dell’Ordine dei giornalisti da ARGA FVG con la collaborazione dell’Associazione culturale La Riviera friulana e l’ospitalità, e non solo, di Massimo Bassani nell’agriturismo Isola Augusta, ha saputo motivare.
È stato introdotto dal saluto del Segretario generale dell’Unione nazionale delle ARGA, l’UNAGA,
Gian Paolo Girelli.
Il quale ha ricordato che UNAGA vanta ora la guida dell’EFAJ, l’organizzazione europea della stampa agricola specializzata. Alla presidenza è infatti stata eletta Lisa Bellocchi, già presidente dell’ARGA dell’Emilia Romagna, da sempre amica di ARGA FVG.
La prima relazione è stato caratterizzata dalla riflessione del presidente regionale di ARGA FVG; e della Riviera friulana, Carlo Morandini, sul rapporto tra denominazione e marchi e le vocazioni di un’area e di un territorio. Ovvero, i prodotti, e da essi i marchi, sono la sintesi della cultura del territorio, l’espressione delle identità. A volte sono introdotti dall’uomo, altre consentono e hanno consentito lo sviluppo e l’economia di piccole comunità, del Docg, o di aree più vaste, le Dop per i prodotti, le Doc per la viticoltura. Per questo sono appetibili e a volte vittime di influenze, scambi, compensazioni stabilite da lontano che possono stravolgere filiere e percorsi produttivi, quindi la vita e l’economia di settori e famiglie, nel bene o nel male, vedi i casi Tocai, fenomeni e epidemie come ‘Mucca pazza’, il caso Prosek e l’allargamento della Doc Prosecco, idea geniale dell’allora Ministro Zaia per dare ossigeno all’economia vitivinicola del nordest, i casi Parmesan e le contraffazioni. Identità del territorio, sviluppo di aree, idee di marketing territoriale spesso anch’esse geniali come la rivendicazione della denominazione di Riviera friulana a parte del territorio della Bassa friulana, lo sviluppo di realtà rurali che oggi hanno raggiunto l’eccellenza da terreni un tempo ritenuti marginali o limitabili a colture massive, ma delle quali però già gli antichi avevano intuito le vocazioni. È il caso di Isola Augusta, che Renzo Bassani ha inventato intuendo le potenzialità di sabbie e ghiaie sulle quali però già i romani avevano pensato di sviluppare la vite e l’ulivo. Sotto le quali scorrono acque calde sotterranee oggi utilizzate da Isola Augusta per rendere sostenibile ecologicamente l’agriturismo e le realtà aziendali.
Così Massimo Bassani, nel secondo intervento, ha ricordato la lettura che Gino Veronelli ebbe delle terre lambite dalle brezze marine e intiepidite dalla vicinanza delle acque lagunari, definendo queste, per estensione l’intera Riviera friulana un Cru. Con vocazioni che nulla hanno da invidiare alla Riviera dei Fiori, alla Riviera del Conero, alla Riviera amalfitana, alla Riviera delle palme… Dall’agricoltura massiva del periodo a vini biologici, macerati, ma anche internazionali e autoctoni che oggi, come Isola Augusta, vincono riconoscimenti a Merano, nel Benelux in concorsi universalmente riconosciuti. E se il vino sparkling di Palazzolo dello Stella ha vinto il primo premio al Merano Wine Festival, Iacopo Bassani, figlio di Massimo, lo scorso anno là è stato eletto wine-maker dell’anno. Ma anche le guide, come quella di Luca Maroni, rivolgono attenzione ai prodotti di Isola Augusta che la Ue premia quale modello di sostenibilità, raggiunto sotto la guida di Massimo Bassani, ideatore del Movimento turismo del vino, già vicepresidente di Agrapromo, ideatore assieme a Piero Pittaro del percorso Un Vigneto chiamato Friuli, della Casa del vino.
Un percorso che è parallelo alla crescita della identità del vigneto regionale. Com’è poi stato accuratamente dettagliato da Claudio Fabbro, agronomo, giornalista, membro della prestigiosa Accademia dei georgofili e tra i fautori del riconoscimento professionale dei tecnici del mondo rurale. Ma, soprattutto, mentore di comunicatori del mondo agricolo, e in particolare del vino. Nella terza relazione, con il taglio semplice ma preciso del maestro dei comunicatori del vino friulano, Claudio, che confessa di avere appreso quest’arte del comunicare la cultura del territorio da Isi Benini, Gino Veronelli, Claudio Cojutti, Licio e Bruno Damiani, ha accompagnato l’uditorio in un excursus tra le radici della storia del vino fino ai nostri giorni, soffermandosi sugli stravolgimenti che hanno subito le produzioni, ma anche la moda dei consumi. Per esempio, dall’immediato dopoguerra a oggi, dalla richiesta del tai, il tajo, bicchiere di vino Rosso (Roos), bianco (blanc), all’osteria, si è passati a una richiesta più dettagliata rispetto alla produzione (negli anni ’50 limitata a Merlot e Tocai), oggi declinata rispetto all’articolazione delle produzioni. Ma la ‘lectio magistralis’ di Fabbro meriterà un pezzo dedicato nei prossimi giorni.
È dunque stato un compito non facile, quello che attendeva Walter Bergamini per la quarta relazione: mantenere alta l’attenzione dei presenti, giornalisti specializzati, dopo i tre precedenti interventi di spessore. Bergamini, tecnico della qualità anche per i rapporti tra la Regione FVG e il Ministero, ha parlato di identità dei prodotti e del loro ruolo di espressione e matrice del territorio, sviluppando considerazioni apparentemente banali, ma dalle quale scaturiva una serie di considerazioni tutte connesse alla salvaguardia di quel tesoro e scrigno di identità che sono i prodotti della tradizione. Non poteva essere trascurato il passaggio sulle contraffazioni, delle quali anche in questo periodo si parla molto, ma anche della sovrapposizione dei marchi e del ruolo della stampa specializzata per guidare, preparare, favorire, educare i consumatori a riconoscere i prodotti, i cibi, le bevande genuine e di qualità, elemento essenziale per la salute e la prevenzione. Ricollegandosi alla considerazione iniziale del presidente Morandini il quale aveva citato l’aforisma caro a medici e ricercatori, secondo il quale ‘siamo ciò che mangiamo’. Ma anche Bergamini, della freccia scoccata dall’arco di Claudio Fabbro parleremo a parte, riservava una sorpresa ai corsisti-giornalisti. Ricordando che il FVG è in Italia la Regione che forse possiede le maggiori risorse di biodiversità, da record continentale e non solo nel numero di piante, funghi, specie viventi presenti sul territorio, ha evidenziato che vi sono centinaia di piante autoctone eduli che potrebbero essere oggetto di sviluppo agronomico e agroalimentare per creare ricchezza al territorio. E con esse decine di specie fungine. Che occorre però saper distinguere, così come le piante, da quelle tossiche per l’uomo. Dal che l’importanza della certificazione delle piante che vengono impiegate in cucina, anche dal mondo della ristorazione, salvo che lo stesso chef o ristoratore sia uno studioso e/o profondo conoscitore di questa davvero articolata materia.
Genuinità, qualità, prodotti naturali certificati e controlli all’origine: la ricetta del vero gelato artigianale ribadita dal quinto e ultimo relatore, il capo nazionale dei gelatieri per Confartigianato, Giorgio Venudo. Anche Giorgio ha voluto stupire gli ospiti di Isola Augusta, svelando le sue origini: la nonna è stata la cuoca della Zarina. Al rientro nella Riviera friulana, il nonno, fa esperienze vissute, avviò la produzione del gelato che proponeva in spiaggia dal carretto a pedali refrigerato con il sale e i pani di giaccio. Da allora è passato molto tempo, ma il gelato vero, quello non gonfiato d’aria per ridurre la necessità di ingredienti anche costosi, realizzato con materie prime di pregio, riesce ancora a sconfiggere quello prodotto con tecniche moderne ma non sempre attinenti alla genuinità ma legate alla chimica delle produzioni. Saper riconoscere un gelato genuino dal colore, che non deve esser artificiale, per esempio quello alla nocciola di colore chiaro, il pistacchio non verde brillante, il limone non giallo, la menta non verde ecc. . Sono scelte per richiamare soprattutto l’attenzione dei più piccini ma che non premiano il gusto, la genuinità, la professionalità dei gelatieri, gli artigiani del gelato, non i gelatai che sono i puri venditori.
Tanta, dunque, la carne al fuoco nel corso con crediti formativi OdG ideato da ARGA FVG, che come ha evidenziato in chiusura il vicepresidente regionale dell’Ordine, Amos D’Antoni, nel portare il saluto del Presidente, Cristiano Degano, ha evidenziato il ruolo della stampa specializzata nel mondo rurale e in particolare nello sviluppo dell’agricoltura di pregio, di qualità, di eccellenza, che specialmente nella vitivinicoltura si è ritagliata spazi di livello assoluto sullo scenario mondiale del gusto. Un processo e un percorso di sviluppo che come ha ribadito D’Antoni è certamente stato favorito dai grandi comunicatori che proprio il giornalismo del FVG ha avuto e ha tutt’ora, da Isi Benini, alla memoria del quale ARGA dedica un premio giornalistico, a Claudio Cojutti, presidente onorario di UNAGA, al compianto Piero Villotta, ricordato nell’occasione, a lui è dedicato un premio per tesi di laurea finanziato dalla moglie Adriana Ronco Villotta, presente al corso, a Carlo Morandini, che ha ideato questi premi e iniziative come nella quale grande protagonista, ancora una volta, è stato un pioniere della viticoltura non solo della Riviera friulana, ma del vigneto FVG e del Nordest, che è Massimo Bassani.