Il tempo rallenta tra i vigneti del Conte d’Attimis Maniago: vitigni autoctoni, sostenibilità e tradizione ai Colli Orientali
29 Agosto, 2025
BUTTRIO (UD) 22.08.25 – Un viaggio tra storia, vino e territorio, quello vissuto in via Sottomonte a Buttrio, nella suggestiva tenuta del Conte Alberto d’Attimis Maniago dove l’identità friulana si esprime in ogni pietra, in ogni filare di vite. Un sito storico, dove il tempo sembra essersi fermato per lasciare spazio alla genuinità, all’essenza della civiltà contadina e alla valorizzazione delle varietà autoctone.

È qui che si è svolto l’incontro tra il Conte e i rappresentanti di ARGA FVG (Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, ambientale e territoriale), guidati dal Presidente Carlo Morandini .
Fondata nel lontano 1585 la tenuta è un simbolo di continuità e innovazione: da diciotto generazioni è guidata dalla famiglia d’Attimis-Maniago, e ancora oggi rappresenta un modello di viticoltura sostenibile, rispettosa del paesaggio dei Colli Orientali del Friuli, delle tecniche tradizionali e dei profumi autentici del vino.
La filosofia aziendale: autenticità e rispetto
Valorizzare i vitigni autoctoni è per noi un atto d’amore verso il territorio” ha raccontato il Conte Alberto, fondatore del Movimento Turismo del Vino del Friuli Venezia Giulia e figura storica della DOC Colli Orientali
‘Seguiamo ancora metodi antichi che il progresso non ha superato, ma che oggi si rivelano attuali nella loro capacità di raccontare la terra, senza artifici.’

Il cuore dell’azienda, oltre ai vigneti modellati con cura lungo le colline, è la storica cantina, dove le tecnologie moderne convivono con strutture realizzate nel primo dopoguerra. Tra queste, i serbatoi in cemento, scelti al posto delle più recenti botti in acciaio, proprio perché capaci di accompagnare il vino nella sua evoluzione senza forzature. In particolare, la scenografica torre ottagonale visibile all’esterno racchiude al suo interno due piani di vasche, permettendo ai tecnici di lavorare in sinergia in un contesto affascinante e funzionale.
Una cantina come un laboratorio artigianale
Ogni passaggio, dalla vigna all’imbottigliamento, è seguito con cura dal team aziendale, in cui il ruolo dell’enologo si affianca a quello dei cantinieri. Non si ricorre a trattamenti artificiali, neanche se consentiti, per preservare l’integrità del prodotto.

La visita si è conclusa nella vecchia stalla trasformata in reception, un perfetto esempio di architettura rurale con pavimento in ciottoli originali e abbeveratoi in pietra. Da qui, gli ospiti sono stati accolti nelle sale nobiliari!per una degustazione guidata dallo stesso Conte Alberto e dal figlio Guido
Degustazione tra sapori veri e vini simbolici
In abbinamento a prodotti del territorio, sono stati presentati tre vini simbolo dell’azienda:
Ri-Bu-La, Ribolla Gialla spumantizzata al 100% con metodo Martinotti, fresca e fragrante;
Tazzelenghe rosso autoctono potente e raro, con tannini decisi e sorprendenti;
Pignolo 2013 vino da lungo invecchiamento, capace di mantenere una struttura elegante e una componente tannica viva anche dopo 12 anni.
Turismo del vino e mobilità dolce
All’incontro erano presenti anche Renata Capria D’Aronco, Presidente del Club per l’UNESCO di Udine, e Laura Zanelli, Presidente dell’Associazione Romeo e Giulietta in Friuli. Con loro si è discusso del ruolo sempre più importante del turismo culturale e ambiental legato al mondo del vino. La tenuta, infatti, promuove da anni l’utilizzo delle e-bike per visitare i filari e vivere un’esperienza immersiva nei Colli Orientali.
In chiusura, Carlo Morandini ha ricordato due figure fondamentali della cultura vinicola friulana e nazionale: Piero Pittaro che contribuì a promuovere il concetto di “Un vigneto chiamato Friuli”, e Franco Polidori, Presidente di ARGA Toscana, recentemente scomparso.
Marco