#formazione #giornalisti Le origini dello sviluppo del territorio e della viticoltura nell’antica Aquileia
1 Luglio, 2023Corso per parlare della storia del vino da Roma ai tempi moderni e della ‘colonizzazione’ romana
Tutela dell’UNESCO su territori da mantenere come Riviera friulana e l’icone enologica Traminer di Viola
Aquileia sito UNESCO è forse la fonte più antica della cultura e della civiltà friulana e della Venezia Giulia come di buona parte del Veneto. La colonizzazione del territorio da parte degli antichi Romani ha dato il via alla fruizione di un territorio prima coperto quasi interamente dai boschi, per passare dopo il disboscamento che ha fornito legname anche a Roma alla lavorazione delle campagne dalla quale discende il paesaggio del friulano così come oggi lo percepiamo.
Lo ha evidenziato Gabriele Cragnolini, responsabile friulano di Italia Nostra e funzionario del Corpo forestale regionale al Corso per giornalisti organizzato da ARGA FVG e dall’Associazione culturale La Riviera friulana, introdotto dall’ideatore dell’evento, Carlo Morandini il quale ha inquadrato il tema del momento formativo citando la frase del poeta latino Virgilio ‘Mantua me genuit’ (Mantova mi generò) per significare il ruolo che Aquileia ha svolto alle radici della nostra realtà.
Un ruolo che oggi perpetua essendo divenuta una delle mete turistiche privilegiati dagli appassionati di storia e archeologia. Nel momento di massima espansione contava 100 mila abitanti perché si trovava al centro dei più importanti percorsi commerciali dell’epoca, anche verso il nord Europa, in quanto il Mediterraneo occidentale non era considerato sicuro perché le coste a sud ovest erano dominate da popoli di altre culture e di religioni diverse da quella cattolica.
Quindi per i commerci la rotta adriatica e il percorso da Aquileia alla Carnia per valicare le Alpi era uno dei vettori principali degli spostamenti nel continente. Un territorio importante, per la qualità della vita degli abitanti conseguenza della fiorente situazione dell’economia e dei traffici, che come ha giustificato Cragnolini ha diverse assonanze, assieme al territorio della Riviera friulana con la Mantova citata da Morandini.
L’intervento di Cragnolini, il quale aveva illustrato le mappe dell’Aquileiese e della Riviera friulana, ricavate dai dati forniti dai satelliti ed elaborati da Elisabetta Pecol, docente e ricercatrice del Dipartimento di agricoltura, ambiente e scienze animali dell’Università di Udine, aveva messo in luce tra l’altro l’incremento del consumo del suolo, anche se contenuto rispetto ad altre regioni italiane.
Si riferiva agli effetti negativi che hanno per esito l’impermeabilizzazione dei terreni, problema che ha manifestato di recente i suoi effetti devastanti in altre realtà.
Ad Aquileia città romana e ai Romani si deve l’affermazione dell’agricoltura anche nella Riviera friulana come nelle altre terre coltivate del FVG, uno sviluppo che oltre economico, come testimoniano i resti e i reperti ancora visibili, è stato anche culturale .
Lo testimoniano le opere d’arte realizzate secondo le tecniche di allora, prevalentemente musive, descritte da Adriana Ronco Villotta, docente di storia dell’arte e come Cragnolini componente del Club UNESCO Udine.
Cultura del territorio significa anche abitudini di vita e alimentari, che sia pure in forma arcaica contemplavano usi e costumi tramandati ai nostri giorni. Per esempio la presenza del vino nella dieta, quale complemento dei cibi e a volte definito corroborante e tonificante.
Vino che non aveva ancora le caratteristiche evolute e le mille sfaccettature d’oggi, ma che cambiava la vita dei Romani, quindi anche quella di Aquileia. Dall’utilizzo di miele, a volte anche acqua di mare come conservante e correttore del sapore, alla decisione di un governatore dell’epoca romana di allungare il vino con l’acqua per abbassarne il grado alcolico e renderlo più ‘beverino’, con lo scopo di farne assumere in maggiore quantità per ridurre i fenomeni correlati e aumentare, sostenevano già allora, l’ assunzione dei principi benefici del vino.
Vino che negli ultimi quarant’anni ha profondamente cambiato gli scenari e l’assetto dell’economia enologica del territorio del FVG, sul quale costituisce un elemento importante pur non rappresentando in percentuale una componente prioritaria del Pil.
Dal Pucinum, un refosco dagli acini piccoli e color rosso intenso, citato da Apicio e altri storici citati dalla Da Ronco, come ha evidenziato Rodolfo Rizzi, enologo che segue dagli anni ’80 lo sviluppo e le tendenze del vino FVG; si è passati alla prevalenza del vino rosso e del vino nero, per poi passare a vitigni importanti ai primi del ‘900 dopo le pandemie di malattie fitosanitarie.
Come lo Chardonnay e il Pinot, il Cabernet e il Merlot. Ma se tra i vini più diffusi tra le cantine dei produttori della Regione c’era il Pinot Bianco, molto richiesto all’estero, poi il Pinot Grigio, ecco il Tocai, divenuto Friulano dopo la perdita di una querelle con l’Ue e l’Ungheria dove è presente il toponimo omonimo, che si trovava al terzo posto.
L’arrivo della DOC del Prosecco, agli inizi del terzo millennio, con sede nell’omonima frazione di Trieste, ha cambiato rapidamente lo scenario del pianeta vino, nel quale si è affacciata da alcuni anni anche la Ribolla Gialla, in parte spumantizzata, ha superato anche il Tocai mentre il Prosecco è leader tra le produzioni nel mondo.
In questo scenario, per scelta dei consumatori consapevoli ha ancora successo la produzione locale, a volte di nicchia, sostenuta dalle famiglie rurali che hanno animato la Riviera friulana. Come ha ricordato Franco Clementin, già presidente e fondatore della Doc Friuli Aquileia, presidente della sezione regionale della Confederazione Italiana Agricoltori, titolare dell’Azienda Brojli che ad Aquileia in via Beligna ha ospitato il corso, le aziende a conduzione familiare come quella della famiglia Clementin, che vede impegnati anche la moglie Liliana e il figlio Antonio, enologo, sono quelle che hanno sviluppato il territorio, anche la viticoltura aquileiese, valorizzando le tipicità e le specificità.
Per esempio di Brojli è il vigneto situato nel toponimo Viola, sul quale i conti Perusini, tra i fattivi altri precursori dello sviluppo rivierasco, impiantarono un vigneto di Traminer, che grazie alle condizioni pedologiche e ambientali produsse da subito un vino di pregio elevato. Caratteristiche che oggi, ha detto Clementin, si ritrovano nel vino che si produce a Viola.
Specificità e ricchezze che come ha detto Renata Capria D’Aronco, presidente del Club per l’UNESCO di Udine, sono tra gli elementi che hanno consentito ad Aquileia di divenire uno dei cinque siti tutelati dall’UNESCO del FVG.
E che possono rappresentare un valore correlato anche alla candidatura di Riviera friulana a essere a sua volta tutelata dall’UNESCO. Un percorso che D’Aronco caldeggia vibratamente da diversi mesi e sul quale era ritornata con vigore in occasione del corso ARGA FVG svoltosi a inizio settimana a Latisana, a Casa Allegra della famiglia Toniatti.
Al termine i Clementin hanno proposto una degustazione dei vini della linea aziendale, sapori tipici del territorio e la tradizionale ‘Piarsolada’, frutta-dessert estivo, realizzato da Liliana con le pesche Dop di Fiumicello, limone, vino bianco Traminer, assolutamente senza l’aggiunta di zucchero, già ben presente nei frutti dell’estate.
Presente tra gli altri al corso il Segretario generale UNARGA, Gian Paolo Girelli, che ha ricordato come ARGA FVG sul problema dell’Italian sounding sia intervenuta ancora alle prime avvisaglie dell’emergenza mediatico-produttiva, anche dedicando una specifica sezione di un corso per giornalisti.
Ma soprattutto facendo inserire Italian sounding, l’utilizzo delle denominazioni italiane più note per prodotti di altri paesi che nulla hanno a che vedere con quelli originali, nei documenti a tutela dei cittadini e dei consumatori, adottati dapprima dalla Regione FVG, poi condivisi dal Ministero.
Presenti pure il presidente onorario di ARGA FVG, Gian Paolo Girelli, e il vicepresidente, Claudio Soranzo. Il corso di Aquileia (Ud) di ARGA FVG è stato l’ultimo del triennio formativo 2020-2023. Infatti l’Ordine dei giornalisti, per compensare le difficoltà patite anche dal mondo dell’informazione e dai giornalisti in conseguenza dei lock down correlati alla pandemia, aveva prorogato al 30 giugno 2023 la scadenza per il conseguimento del punteggio necessario a provare l’avvenuta frequenza al percorso formativo sviluppato in tutta Italia in siti diversi.
Da gennaio 2023 ARGA FVG ha organizzato 5 corsi, il primo ad aprire il triennio formativo 2023-2025 per il FVG e per il Nordest, e l’ultimo a chiusura, con deroga, del triennio precedente, quello di Aquileia.