CONSUMO DI VINO FUORI CASA

  13 Aprile, 2012

CONSUMO DI VINO FUORI CASA:  DAGLI UNDER 35 UNA SPINTA ALLA RIPRESA DEI CONSUMI

La ricerca di mercato di Vinitaly-Unicab su “Il vino nei locali italiani di qualità e consumo del vino degli italiani in casa e fuori casa” fotografa per la prima volta i trend di mercato dopo la “grande crisi” e fa emergere un nuovo gruppo di consumatori, con tendenze e gusti diversi dal passato.
Vini biologici, a basso contenuto di solfiti e di alcol entrano nelle richieste dei clienti e nelle strategie di acquisto di ristoranti e wine bar.

In Italia sta nascendo una nuova generazione di consumatori che dimostra un grande interesse per il vino, una buona propensione alla spesa e un fortissimo interesse per i vini biologici, a basso contenuto di solfiti, a minor contenuto di alcol e tendenzialmente più leggeri e digeribili.
Sono i giovani fino a 35 anni, che su queste tipologie di vino sono disposti a spendere sino a 50 euro a bottiglia.
È questo uno dei risultati più eclatanti emersi dall’annuale ricerca di mercato realizzata da Vinitaly in collaborazione con Unicab.
Dal 2006 Vinitaly e Unicab sondano l’universo dei consumi di vino su due ben specifiche aree di mercato: ristoranti e locali di qualità (enoteche, wine & cocktail bar) e consumatori. Si tratta – per la costanza dell’osservazione – di una delle ricerche più complete realizzate e permette di monitorare l’evoluzione dei comportamenti in materia di vino.
«L’analisi di quest’anno si rivela estremamente importante – afferma Giovanni Brunetti di Unicab – perché è la prima che registra i trend di mercato all’indomani della “grande crisi”, evidenziando le strategie adottate per limitarne o superarne gli effetti, l’impatto sui consumi di birre e softdrinks  e, sul versante consumatori, del combinato crisi economica-politiche antialcol». 
Consumatori: l’impatto pessimista della crisi, con la riduzione dei consumi fuori casa, sembra essersi ridotto, mentre il sondaggio mostra un ulteriore calo nei consumi individuali. Quest’ultimo motivato, però,  non da ragioni economiche o legate alle politiche anti-alcol quanto ad un accresciuto interesse per la salute, oltre al consolidarsi di nuove abitudini di vita.
Non a caso i vini che questo “nuovo” consumatore intende acquistare nei prossimi mesi fa esplicito riferimento a prodotti con minor apporto di solfiti, bio ed a basso contenuto di alcol, che chiede di poter conoscere direttamente presso i locali attraverso serate o cene di degustazione.
Un interesse marcato e ben specifico testimoniato proprio al Vinitaly dal successo di Vivit, la nuova area dedicata ai vini naturali, e dal numero in forte crescita di produttori che presentano nuovi vini senza solfiti nei propri stand. 
I comportamenti evidenziano quest’anno una separazione marcata fra i consumatori per fascia d’età: ristoranti, enoteche e wine-bar sono presidio degli under 35; dagli over 35  sino agli anziani il consumo resta prevalentemente domestico con dirette conseguenze sulle scelte d’acquisto e sui budget messi a disposizione. «Gli under 35 – afferma Brunetti – sono una buona base per “costruire” consumatori stabili nel prossimo futuro: il loro interesse per incontri di formazione e informazione, per la ricerca di nuovi prodotti è infatti molto alto e vorrebbero soprattutto sperimentare nuovi abbinamenti col cibo.
Un interesse quindi “maturo” lontano da costumi trasgressivi e che guarda molto alla presenza di “figure-guida” nei locali cui potersi affidare per  la scelta o per conoscere vini e abbinamenti corretti».
Quanto alla “competizione” dei soft-drinks, il campione resta “fedele” al vino. Le eccezioni derivano dalla necessità di non appesantirsi a pranzo, di dover guidare dopo cena ed al rispetto verso altri commensali non bevitori. Quindi più una “co-esistenza” che non una “competizione” sui favori del pubblico. 
Ristoratori e gestori di enoteche/wine-cockatil bar. Se i consumatori hanno mostrato un certo tasso di ottimismo, chi sta dall’altra parte del bancone registra il periodo ancora come complesso.
Un dato di partenza. Le misure basiche per invogliare a bere vino ci sono e sono applicate diffusamente: carta dei vini aggiornata, attenzione alle richieste dei clienti, vino al bicchiere, personale specializzato a disposizione della clientela. Disponibilità a sviluppare serate a tema e di degustazione, così come creare/presentare  menu in linea con la propria selezione di vino. 
L’acquisto diretto in cantina del vino è quello che va per la maggiore, ma il campione si dimostra anche soddisfatto dell’integrazione che viene fatta dagli acquisti presso i distributori. I due dati allontanerebbero il rischio di ritrovare offerte “fotocopia” fra i diversi locali, anche perché i gestori intendono sviluppare le proprie conoscenze dirette andando a visitare sempre più cantine e fiere. 
Quali altre strategie adotteranno nei prossimi mesi? «Il sondaggio – risponde Brunetti – evidenzia la volontà di investire in formazione , propria e del personale; nello sviluppo dell’offerta di vini locali; in una maggiore attenzione al fattore prezzo con una diversa scelta dei vini collocati in cantina per velocizzare la rotazione. Infine, coerentemente con quanto chiesto dai consumatori, offerta di vini più digeribili e leggeri, con meno solfiti e meno alcol».

Le slide di presentazione della ricerca sono disponibili all’indirizzo:

https://business.veronafiere.eu/comunicati/doc/unicabFinale.pdf

 

Comunicato stampa del Servizio Stampa Veronafiere

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